Il pensiero metafisico di Coomaraswamy in una fondamentale raccolta di saggi.
Non sarebbe affatto un'esagerazione dire che tutta l'ontologia della tradizione vedica, tanto nelle Samhita quanto nei Brahymana e nelle Upanisad, si esprime tipicamente, più che incidentalmente, nei termini di un simbolismo sessuale. Non abbiamo in alcun modo dato fondo a tutto il materiale, parte del quale è assai più esplicito dei testi che abbiamo esaminato; ma riteniamo che si sia detto a sufficienza per dimostrare la perfetta ortodossia dei Tantra sotto questo aspetto. Rimangono da esaminare la bipolarità e la bisessualità divine nelle Scritture e nell'esegesi cristiane.
Questo secondo volume di saggi, che appare dopo Il grande brivido, raduna scritti che rappresentano il vertice del pensiero metafisico di Coomaraswamy nel suo periodo più intenso e fecondo. Grazie all’incontro folgorante con le opere di Guénon, Coomaraswamy scopre la Filosofia Perenne quale Verità unica e immutabile in cui si radicano tutte le tradizioni sacre ortodosse dell’umanità – dall’induismo al cristianesimo, dal neoplatonismo all’islam –, «dialetti di un unico linguaggio spirituale» che conducono a una sola Realtà: quello Spirito eterno e immanente che, secondo quanto afferma il Vedanta, conosce, agisce, trasmigra. Il compito della metafisica è eminentemente pratico, e la ricerca si conclude soltanto quando il ricercatore stesso sia divenuto l’oggetto della sua ricerca.)
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