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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Dall'autrice della Ragazza del convenience store.
«Cosa significa sentirsi a casa nel mondo? Natsuki, la protagonista di questo sorprendente romanzo, non lo sa: fin da piccola è convinta di essere stata contattata dagli alieni, che la porteranno via da una vita nella piccola borghesia giapponese segnata dalla crudeltà... Murata parte da un'idea infantile e la porta avanti con fervore immaginativo, mostrando brillantemente l'ottusità e l'arbitrarietà delle convenzioni.» – The New Yorker
Natsuki è stata incaricata dal peluche Piyut di salvare la Terra. Può trasformarsi grazie a un portacipria e una bacchetta e compiere magie, che però gli adulti non sembrano capire: dopo averla sorpresa a fare sesso con il cuginetto Yū le impediscono di rivederlo, e quando racconta che il Professor Igasakile propone cose strane, non viene creduta. Natsuki si domanda se un giorno le faranno il lavaggio del cervello per far sì che si attenga alla loro strana normalità... O forse è lei a vederla strana, arrivando dal pianeta Poapipinpobopia? Né lei né il marito capiscono per quale motivo gli abitanti che popolano la terra debbano sentire il bisogno di creare regole e avere figli. Ai loro occhi sono solo animali costretti da quell’enorme fabbrica che è la società a funzionare come strumenti di lavoro e di riproduzione, vivendo in nidi che chiamano case. Decidono quindi di lasciare tutto per andare a vivere ad Akishina, nella vecchia casa di famiglia di Natsuki, dove incontrano Yū e cominciano un’improbabile convivenza a tre che infrange ogni confine…
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Quando prendi in mano un libro di Murata Sayaka sai che ti aspetterà una rappresentazione del diverso, un protagonista che non si ritrova nel mondo, una spalla che ha dei dubbi sulla sua ragion d'essere. A primo impatto sembrerà di avere fra le mani un libro leggero e di evasione, un racconto di formazione; d'altronde la protagonista è Natsuki, una bambina che si crede una maga, col suo riccio di peluche alieno, un portacipria magico e una bacchetta; ed è innamorata persa del suo cuginetto, che vede ogni estate. La verità è che Murata, con un'idea ammaliante, ci attira in un vortice di storie fatte di disturbi, abusi psicologici e fisici, dissociazioni, evoluzioni distopiche, horror e gore. Trigger Warning? Tutti. Delicatissima la prima parte del libro, dove si entra totalmente in empatia con Natsuki che, già da piccola, si sentirà "in più" rispetto alla sua famiglia di origine e già si vede come uno scarto della società (la Fabbrica) che ha lo scopo di generare nuovi umani e farli riprodurre secondo le sue leggi. Farà di tutto per sopravvivere, e sopravvivenza è la parola chiave per tutto quello che leggerete in questo libro unico nel suo genere. Il fatto che ci disturberanno di più le ultime 60 pagine rispetto a tutto il libro, ci fa capire quanto sia importante la critica che l'autrice volge alla società moderna.
Un libro che tiene incollati dall'inizio alla fine, che disturba e crea un senso di nausea e straniamento nel lettore, non tanto per i temi trattati, ma per come il tutto viene descritto e messo in scena. Una di quelle storie che una volta terminate ti rimangono dentro. Sconsigliato alle persone facilmente impressionabili.
Mai come in questo caso. Mi è piaciuto parecchio. Scorre e si arriva alla fine a bocca aperta. Sconsigliatissimo ai deboli di stomaco
Recensioni
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«La vita di tutti i bambini appartiene agli adulti. Se per esempio tua madre ti abbandonasse, moriresti di fame. Non saresti in grado di andare da nessuna parte senza l’aiuto di un adulto. Noi dipendiamo in tutto e per tutto da loro. […] Ecco perché dobbiamo fare di tutto per sopravvivere finché non saremo adulti anche noi.»
Natsuki ha undici anni, e da quando è molto piccola è solita andare a passare le vacanze estive nella casa di montagna dei nonni, ad Akishina, nella prefettura di Nagano. Lì, come ogni anno, incontrerà l’unica persona con cui si sente veramente libera di essere sé stessa: suo cugino Yuu.
Nella polverosa abitazione, dove le assi di legno scricchiolano ad ogni lieve movimento, i due sembrano dimenticare il mondo esterno. O quasi. Nell’oscurità che li avvolge durante le miti notti d’estate, i due bambini non fanno che raccontarsi segreti e scambiarsi promesse, nella speranza di potersi sentire compresi per la prima volta da qualcuno. Natsuki e Yuu, infatti, sanno di non appartenere a questo mondo: Pohapipinpobopiana lei, alieno lui, vivono nella costante attesa di essere richiamati, un giorno, nella loro terra natale.
Natsuki aveva conosciuto il suo pianeta d’origine dall’età di sei anni, quando, al supermercato, aveva comprato per pochi spiccioli il suo fidato compagno Pyut, un piccolo e dolce peluche di pezza. Era stato proprio lui a confidarle i segreti dell’universo, e a donarle straordinari poteri magici in grado di salvare il pianeta dalla completa catastrofe.
Yuu, d’altro canto, sa solo di essere un extraterrestre. Sua madre Mitsuko gli ripete spesso, per sottolinearlo, di essere stato abbandonato da una navicella spaziale proprio sulle montagne che circondano la vecchia casa dei nonni, dove lo avevano trovato e adottato.
Consapevoli di vivere in una società che non li accetta, e non tollera le loro stranezze, essi non avranno che l’un l’altro a cui appoggiarsi per sopravvivere in un mondo che li vuole, lentamente, omologare a tutti gli altri.
Automi Terrestri.
In questo testo dai tratti assurdi, a volte caotici, Murata riesce ad esprimere con forza l’idea delle convenzioni che compongono la società tassello dopo tassello, e senza le quali l’essere umano sembra non poter vivere. Dalla nascita alla morte non esiste organismo che possa decidere, arbitrariamente, cosa fare del proprio corpo e della propria vita, senza che un meccanismo più grande ne indirizzi le scelte.
Ma forse ciò che sconvolge ancora di più il lettore durante lo svolgersi della narrazione, è l’incredibile abilità dell’autrice di immaginare come questo peso possa ricadere su degli esseri fragili e indifesi come i bambini. Piccoli ed inermi contenitori vuoti nei quali viene riversata l’idea di giusto e sbagliato, senza porsi il problema di comprendere fino a che punto questo non demolisca la loro autenticità e spontaneità.
I due protagonisti, totalmente estraniati da ciò che il mondo vorrebbe loro imporre, si liberano delle pesanti catene delle convenzioni solo perché, fin da tenera età, hanno preso coscienza di essere inevitabilmente troppo diversi da chi li circonda. Trattati come semplici meccanismi guasti da aggiustare in fretta e furia, questi due bambini verranno abbandonati in pasto ad un mondo spietato, che ne segnerà per sempre il destino.
Un testo straziante, crudo, che porta a riflettere.
E di cui, volenti o nolenti, non ci potremo più dimenticare.
Rebecca Bunino
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