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Sergio Luzzatto studia in questo libro le memorie dei deputati della Convenzione Nazionale sopravvissuti al 1816. La Rivoluzione francese è gravida di segni, memorie e ricordi. Tanti gruppi di individui risultano «entro l’orizzonte memoriale della Rivoluzione francese» [p. 8], eppure la vicenda dei Convenzionali in esilio e del loro “rituale mnemonico” appare particolarmente significativa per comprendere al meglio l’eredità e il peso che, la Rivoluzione francese e le scelte di coloro che ne furono gli attori, ebbero nell’immaginario dei contemporanei e della generazione successiva. Emblematica è la storia della Convenzione, in carica dal 20 settembre 1792 al 26 ottobre 1795, la quale si attribuisce il compito di stabilire una nuova Costituzione dopo la deposizione del Monarca. Sulla Convenzione pesa però ancor di più l’accusa di regicidio. E, sebbene la condanna a morte di Luigi XVI fosse un’accusa infamante e su cui la restaurazione borbonica basò la sua loi d’amnistie, a dipingere i Convenzionali «quali esseri meschini, abietti, crudeli: ladri di polli, violentatori di donne, macellai di avversari politici» [p. 9] fu l’accusa di aver scatenato il Terrore e appoggiato il “delirio” di Robespierre. I Convenzionali in esilio, guardati a vista dalle autorità, fanno i conti con il passato nella loro vecchiaia, con il Novantatré che li accomuna. Il libro non è una raccolta di memorie. È più un viaggio, un tentativo di comprendere a pieno le esperienze di uomini temprati dagli eventi storici, il loro pensiero politico e il giudizio sulla Rivoluzione di chi è sopravvissuto e di chi le ha dedicato la propria vita. Baudot, Bailleul, Grégoire, Maignet e Thibaudeau sono soltanto alcuni dei Convenzionali con cui Luzzatto cerca di ricostruire i giorni dell’esilio e con essi quelli della Rivoluzione. Il libro affronta il tema del “Terrore ricordato” dal punto di vista dei temi ricorrenti nelle Memorie compilate dai Convenzionali stessi o in quello che si conserva ancora di loro.
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