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Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica
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Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica - Francesco Benigno - copertina
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Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica

Descrizione


Francesco Benigno dà corpo e sostanza in modo brillante a questa tesi storiografica conducendo il lettore tra epoche molto diverse: dal Terrore della rivoluzione francese alle bombe anarchiche, dal populismo russo alla Guerra fredda, dagli anni di piombo all'11 settembre

Vi sono elementi di notevole continuità tra il terrorismo come lo conosciamo oggi e la concettualizzazione tradizionale dell'azione rivoluzionaria, in specie anarchica. Ieri come oggi, infatti, e malgrado le apparenze, essa si rivolge non tanto alla popolazione della nazione da colpire ma a un proprio popolo, ad una propria comunità. Gente che va richiamata alla lotta e a cui occorre dimostrare che vincere è possibile, che il debole può sconfiggere il forte. Che la Causa trionferà a patto che altri prendano in mano il testimone lasciato da quella avanguardia che, a rischio o sacrificio della propria vita, ha osato l'inosabile. L'atto «terroristico» non è dunque messo in atto col tentativo primario di terrorizzare ma con quello di conquistare i cuori e le menti di un popolo considerato oppresso, quello con cui si identifica il gruppo autore dell'atto, che attraverso esso combatte anche una sua particolare battaglia per la primazia nel suo schieramento, per essere identificato come il principale portabandiera della propria Causa. Lo scopo del gesto «terroristico» è, in altre parole, quello di delinea- re, attraverso un'immagine polarizzata sull'asse noi-loro, lo scenario di una guerra, definita in termini assoluti come lo scontro tra il bene ed il male

Non c'è terrorismo senza cause e anzi, per meglio dire, senza una Causa. Ed è questa causa ad essere «messa in scena» nell'atto terroristico attraverso la costruzione di un evento che è una rappresentazione polarizzata della lotta del bene contro il male. Generalmente si intende per terrorismo la deliberata volontà di diffondere terrore colpendo la popolazione inerme considerata nemica. Terrorismo, dunque, come creazione di terrore. Francesco Benigno contesta tale approccio ricorrendo alla storia. La produzione di «terrore» non è stata infatti storicamente l'unica dimensione del «terrorismo» e anzi esso può essere meglio compreso come la costruzione di un evento clamoroso, capace di risvegliare le masse dal loro sonno politico, qualcosa che «parla» anzitutto al popolo e che gli anarchici chiamavano «propaganda col fatto». Allo stesso tempo però la storia ci insegna che il terrorismo è anche una tecnica bellica usata in tempi di pace, la continuazione della politica con mezzi esplosivi. In questo senso esso è quindi uno spazio di opportunità aperto ad una pluralità di attori, statali e non statali, che usano il terrore (e il contro-terrore) come strumento di politica interna e internazionale.
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Dettagli

2018
30 ottobre 2018
XXI-366 p., Rilegato
9788806232641
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Indice

Introduzione. Il fantasma del nostro tempo

TERRORE E TERRORISMO

I Prologo: laddove tutto iniziò
- La religione del pugnale
- Terrore e virtú
- Il terrore come sistema
- Terroristi, cioè giacobini
- La Santa uguaglianza

II Morire per la libertà
- Guerriglia
- La rigenerazione delle nazioni
- Guerra per bande
- Insurrezione
- Avanguardismo e tirannicidio

III Nel cuore del popolo
- La «propaganda col fatto»
- Una nazione oppressa
- Colonizzazione e resistenze
- Andare al popolo
- Colpire al centro

IV Non ci sono innocenti
- Il metodo russo
- Terrorismo individuale
- Anarchismo globale
- Il volto nascosto del terrore

V Logiche del terrore
- Culture di guerra
- Terrorismo e comunismo
- Guerra totale
- Attentati politici e strategie di potenza
- Il terrorismo dell'intelligence

VI Guerra fredda
- Decolonizzazione
- La rivoluzione nelle campagne
- La teoria della guerra rivoluzionaria
- La battaglia di Algeri

VII Anni di piombo
- «Hasta la victoria, siempre»
- Giovani contro
- Guerriglia urbana
- Arginare l'onda
- Nuova sinistra e lotta armata

VIII Terrorismo internazionale e guerra al terrore
- Un papa guerriero
- L'eclissi del sol dell'avvenire
- Pistole in vendita
- Un mutamento di paradigma
- Islamismo
- La guerra globale del terrore

Cìonclusioni. Le lezioni di storia

Riferimenti bibliografici
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Rossana
Recensioni: 5/5

È compito dello storico analizzare le categorie che ci impediscono di comprendere fenomeni sociali, schiacciando sull’attualità nozioni agitate e non interrogate. Tale è il destino di “terrorismo”, di cui manca una definizione in termini neutri e descrittivi, proprio perché si tratta di un giudizio morale, uno stigma affibbiato per condannare e non per conoscere. Per decenni Mazzini dovette difendersi dall’accusa di essere un terrorista, e tali erano, i partigiani nell’ottica dei criminali di guerra nazifascisti. Come leader di un’organizzazione terroristica Mandela ha scontato 27 anni di carcere, e terroristi erano stati definiti Begin e Arafat, altri due Nobel per la pace. Ne era consapevole lo stesso Begin, quando ricordava che “i nemici ci chiamavano terroristi, gli amici patrioti”. I combattenti afghani dichiarati patrioti da Reagan quando combattevano i sovietici saranno poi dichiarati terroristi. È benvenuto questo libro, che con rigore ricostruisce non solo contesti e variabili storiche, geografiche, ideologiche del terrorismo, ma anche i motivi per cui è scattata l’etichetta stigmatizzante. Una volta assunta la problematicità della nozione di terrorismo, diventa più difficile cedere alla ossessione definitoria, e si scopre che i tratti di continuità tra fenomeni giudicati “terroristici” sono così rilevanti, da relativizzare quelle che ci vengono agitate da politici e media – e da un’opinione pubblica sempre più inerme - come “novità” spiegate con ragioni religiose e valoriali, da ricondurre alla lotta tra bene e male, civiltà armoniche e disordini satanici, e in definitiva tra “noi” e “loro”. Non si tratta certo di comprendere per giustificare, anzi: contrariamente a quanto è sembrato a chi si è accostato superficialmente al libro, più severo risulta il giudizio sulla violenza se, come Benigno, si vede nei vari “terroristi” e “controterroristi” la volontà di mettere in scena lo scontro bene-male attraverso atti di violenza estrema e criminale.

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quirino romano
Recensioni: 1/5

a forza di destrutturare il fenonomemo studiato, l'autore ha fatto scomparire l'oggetto del suo studio...ci sono tanti terroristi ma il terrorismo non c'è più.....lo stesso gli è accaduto nel volume sulla mafia: tanti mafiosi ma nessuna mafia

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Francesco Benigno

1955, Palermo

Francesco Benigno insegna Storia moderna, fa parte del comitato di redazione di «Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali» e della redazione di «Storica». Le sue ricerche si concentrano sulla storia politica europea della prima età moderna con particolare riferimento all’Italia spagnola e alla monarchia degli Asburgo. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Specchi della rivoluzione. Conflitto e identità politica nell’Europa moderna (Donzelli 1999); Ultra pharum. Famiglie, commerci e territori nel Meridione moderno (Meridiana libri 2001); Mirrors of revolution. Conflict and political identity in early modern Europe (Brepols 2010); Favoriti e ribelli (Bulzoni 2011) La mala setta. Alle origini di mafia e camorra. 1859-1878 (Einaudi...

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