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La Sicilia è sempre stata una terra di frontiera, preda di diversi contendenti che ambivano a impossessarsene per la sua indubbia posizione strategica. Biuso-Rizzo, l’autore, senza approfondire troppo, riesce a condensarne la storia in modo tale che chi legge può comprendere facilmente e senza la necessità di ricorrere a fonti alternative, perché in quelle pagine c’è tutto quello che serve per farsi un’idea, abbastanza completa, dell’isola. Dalla colonizzazione greca a quella romana, e poi a quella araba, soppiantata da quella normanna, per approdare a quella spagnola, matura chiaramente l’opinione della trascuratezza dei vari “padroni” per questa terra, mai considerata parte integrante e indispensabile del loro dominio, fatta eccezione per i Normanni, che lì posero le fondamenta di uno stato in una identità geografica che dagli altri era considerata invece una lontana periferia. La dominazione ispanica fece poi regredire la Sicilia a semplice territorio coloniale e proseguì questo atteggiamento anche con i Borboni, l’ultima dinastia prima dell’avvento dei Savoia e quindi dell’unità d’Italia. Resta il fatto che l’averla sempre considerata solo come una terra oggetto di scambio fra regnanti finì con il determinare non solo la mancanza di una forte identità regionale, ma anche una struttura statale debole e spesso vacante. Di conseguenza, l’assenza di un vero e proprio concetto di stato, fenomeno che è presente tuttora, è stato ed è il terreno fertile per lo sviluppo dell’attività mafiosa. A questa organizzazione criminale l’autore dedica un intero capitolo con osservazioni e conclusioni che mi trovano per lo più d’accordo e esprimono bene le difficoltà per debellare definitivamente un fenomeno ormai ben radicato. Infine ci son ben tre capitoli dedicati all’arte, alla musica e alla letteratura. Tesoretto siciliano è un autentico scrigno di conoscenza e quindi la lettura è senz’altro raccomandabile.
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