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Di Hans Rickheit non si sa molto. Americano, elusivo, firma del circuito underground di Boston, ha pubblicato un po’ di storie brevi e un solo graphic novel “lungo”: The Squirrel Machine, uscito per Fantagraphics nel 2009, primo titolo ad arrivare in Italia proprio in questi giorni. Quest’ultimo dato e` di per se´ un piccolo scandalo e una storia a lieto fine, allo stesso tempo: il fatto che un titolo del genere sia stato snobbato dal circuito italiano per otto anni, e il fatto che finalmente la mancanza sia stata sanata. The Squirrel Machine e` un’opera che ben riassume la poetica del suo autore: la storia e` ambientata alla fine del XIX secolo nel New England, un’epoca permeata da un’idea di progresso onnipotente, la stessa che si respira nella citazione di Arthur C. Clarke: “Ogni tecnologia avanzata e` indistinguibile dalla magia”. In effetti, qui, magia, grottesco e tecnologia steampunk si uniscono nelle vicende dei fratelli Edmund e William Torpor, una coppia piuttosto bizzarra, che vive con la madre vicino a un bosco. Nel bosco ha casa anche “la donna dei maiali”, una giovane selvaggia che parla latino e non puo` che affascinare – nel modo piu` morboso possibile – i due. Soprattutto William, l’alpha creativo dei due.
Un libro sulle divisioni e l’incomunicabilita`, quelle tra i due fratelli, tra i fratelli e la madre e, soprattutto, tra i fratelli e il resto del paesino (e del mondo), la gente comune che non li capisce e quindi li teme. Sia chiaro, i Torpor passano il tempo costruendo un organo in cui a ogni nota e` assocciata una testa di maiale mozzata, quindi e` anche lecito che qualche vecchio paesano ne sia turbato. Ma la loro arte non e` malvagia. Con quest’opera siamo nel territorio della “sinossi impossibile”: ogni filo e` legato piu` volte al resto della trama, che rimane comunque sottile e leggera. Ad accompagnare il lettore e` lo stile serrato di Rickheit, la ricerca dei dettagli nei panorami, nella natura e nelle car- casse di animali di cui e` pieno questo delizioso libro. Ho scritto “delizioso” e “carcasse” nella stessa frase? Non credevo nemmeno fosse possibile farlo"
C’è una specie di trama, in questo libro, ma è soprattutto un pretesto per esplorare uno spazio e una galleria d’invenzioni aberranti in salsa steampunk. Non siamo ancora (per fortuna) in zona Human Centipede, film horror di qualche anno fa, eppure tra strumenti musicali costruiti con teste di maiale o carcasse di mucca, masturbatori a manovella, scafandri comunicanti, rubinetterie che erogano lumache, rudimentali robot e condotti segreti, ce n’è abbastanza per nutrire i vostri incubi. Hans Rickheit sarà pure clinicamente sano ma la sua opera asomiglia alle creazioni ossessive dei pioneri dell’Art Brut, piene di dettagli e spesso realizzate con una cura meticolosa che risulta tanto più inquietante. Certo Rickheit non è Thomas Ott, Charles Burns e nemmeno Jim Woodring — insomma gli manca uno stile potente all’altezza della sua fantasia. Ma il risultato è sufficientemente inedito per garantire a questo strano libro una reputazione da piccolo culto tra gli amanti del bizzarro, raro esempio di «weird fiction» a fumetti che potrete disporre nello scaffale accanto a Thomas Ligotti e China Miéville. Il lettore potrà facilmente applicarsi a elaborate letture psicanalitiche di questi sogni dal mondo sotterraneo: una tensione erotica traspare da ogni pagina di The squirrel machine, dove il sex appeal dell’inorganico incontra le più curiose fantasie zoofile, tra allusioni ai gerbilli di Sade e variazioni sulla colonia penale di Kafka. Consigliato per tutte le età.
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