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scheda di Bongiovanni, C. L'Indice del 2000, n. 04
"Erano arrivati già a frotte quando scoccò la mezzanotte. / Nello studio brillavano candele illuminate; / una flebile luce, nascosta, misteriosa. / Uno sciame di ombre, invitati e invitate, / girava per la stanza in una strana transumanza". Ecco l'inizio del party selvaggio, torbida tragedia in forma di filastrocca cantabile, irriverente affresco degli anni ruggenti del jazz e del cinema muto. Questo anomalo poemetto sincopato dell'americano Moncure March, pubblicato per la prima volta con grande scandalo - e conseguente successo - nel 1928 e poi lungamente dimenticato, viene oggi ripresentata da Art Spiegelman, autentico fuoriclasse del fumetto e dell'illustrazione statunitense, autore di quel Maus, l'avventura di un sopravvissuto, in cui ripercorre con straziante lucidità le persecuzioni naziste e i campi di sterminio. Oltre a fornire una breve introduzione, Spiegelman ha arricchito il testo con splendide illustrazioni in bianco e nero a fondo seppiato che rendono alla perfezione non solo gli ambienti evocati da Moncure March, ma soprattutto la sua tonalità poetica, sospesa tra il gusto per il dettaglio sguaiatamente realistico ("Il bagno era un'atroce confessione (...) / Tazze piattini, / bottiglie, bicchieri / di ieri e dell'altro ieri / a differenti gradi di abiezione, / litigavano per un posticino / nell'affollato mondo sotto il lavandino") e l'acre sapore di una violenta satira del sottobosco artistico americano inutilmente proteso verso il sogno del cinema.
Chiara Bongiovanni
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