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Anno edizione: 2020
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L’opera della Leduc è accompagnata, in questa edizione, dalla postfazione all’edizione italiana del 2002 di Carlo Jansiti, cui si deve in larga parte la riscoperta e la rinnovata fortuna di Violette Leduc sulla scena letteraria internazionale.
«Uno dei piú grandi esempi di letteratura erotica in lingua francese». - Times Literary Supplement
«Un capolavoro sulla tirannia dell’amore». - Independent
«Censurato per mezzo secolo per la sua vivida rappresentazione della sessualità femminile in erba, questo romanzo è al contempo oscuro e luminoso». - Nicole Brossard
Nella primavera del 1954 Simone de Beauvoir presenta alle edizioni Gallimard un romanzo che, con i suoi tormentati ménages à trois, ha molte affinità con L'Invitée, la sua opera d'esordio. Ravages è il titolo del libro, scritto da Violette Leduc, un'autrice nota allora soltanto a una ristretta schiera di ammiratori. De Beauvoir non manca di accompagnare il manoscritto con un giudizio molto lusinghiero. Violette Leduc è una sua protégée, di cui apprezza da tempo il talento. Il comitato di lettura della Gallimard, in cui figurano scrittori quali Raymond Queneau e Jacques Lemarchand, approva la pubblicazione dell'opera a una sola condizione: emendare le prime centocinquanta pagine, giudicate «di un'oscenità incredibile».Ravages esce così nel 1955 pesantemente purgato della prima parte dell'opera che racconta la storia d'amore, «sconvolgente per il cuore e per il corpo», tra Thérèse e Isabelle, dove la protagonista diciassettenne è la stessa Violette (all'anagrafe Thérèse, Andrée, Violette), e Isabelle è una compagna del collegio di Douai con la quale la scrittrice aveva vissuto la sua prima esperienza sentimentale. Da quel momento in poi quelle prime centocinquanta pagine hanno una complicata storia editoriale. Nel 1966, dopo il grande successo di un'altra opera della Leduc, La Bâtarde, Gallimard le pubblica come racconto a sé stante, ma ancora mutilo e rimaneggiato dalla stessa Leduc. Soltanto nel 2000 Thérèse e Isabelle appare in edizione integrale presso la casa editrice francese e, nel 2002, in traduzione italiana. Riproposto ora, a distanza di anni, la recezione dell'opera può andare al di là dello scandalo suscitato dalle scene erotiche, descritte nei più impensabili dettagli, che coinvolgono le due giovani protagoniste. La lettura può finalmente soffermarsi sulla sorprendente scrittura della Leduc, su quella lingua, come scrive Sandra Petrignani nell'introduzione alla presente edizione, «opulenta eppure asciutta perché sempre esatta, luminosa e poetica, minuziosa e sensuale, violenta e dolcissima, cruda e ossessiva, che non somiglia a nient'altro e si alimenta quasi esclusivamente di vita vissuta». L'opera della Leduc è accompagnata, in questa edizione, dalla postfazione all'edizione italiana del 2002 di Carlo Jansiti, cui si deve in larga parte la riscoperta e la rinnovata fortuna di Violette Leduc sulla scena letteraria internazionale.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una prosa potente, una scrittura soave e poetica, la scrittura che si fa carne e la passione che impazza tra le pagine: questo è Violette Leduc. Scrittrice francese a lungo osteggiata nelle sue pubblicazioni sia da Gallimard che da Queneau perché considerata contro la morale e oltraggiosa; ebbe in Simone de Beauvoir la sua mecenate oltre che attenta consigliera tantoché la promosse tra la sua cerchia di amici/editori anche se inizialmente con poco successo. Ebbe a dire in un’intervista: «cerco di tradurre nella maniera più esatta, con grande minuzia, per quanto mi sia possibile, le sensazioni dell’amore». Pubblicato per la prima volta nel 1955 censurato e non nella sua versione originale che ci giunge in stampa oggi Thérèse e Isabelle – storia largamente autobiografica, tantoché Thérèse non è nient’altro che il primo nome di battesimo di Violette Leduc – racconta i turbamenti e la passione d’amore libera e vissuta senza freni e ipocrisie tra due compagne di collegio nell’arco di una stagione. Un’autrice da approfondire, proseguendo magari con il suo più famoso “La bastarda” di cui inizialmente Thérèse e Isabelle ne scandiva un primo lungo capitolo.
Pura poesia erotica che non cade mai nel volgare.
Il libro racconta la storia passionale tra le due collegiali Thérèse e Isabelle. L'autrice riesce a rendere bene,secondo me, quell'esplosione di emozioni e sensazioni corporee che le vede protagoniste. Ciò che mi ha lasciata perplessa è lo stile narrativo, che ho trovato spesso troppo criptico. Al di là di questo, ho seguito con trasporto la loro relazione.
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