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La tirannia dei valori - Carl Schmitt - copertina
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La tirannia dei valori - Carl Schmitt - copertina

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2008
5 novembre 2008
80 p., Brossura
9788837222611

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R. M.
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Quale valore ha l'uomo?

Una prolusione che si inserisce in un dibattito più ampio, ma fruibile in autonomia. Ha l'uomo una dignità in quanto uomo, o così non è, riducendosi al suo valore in quanto inserito in un sistema di valori di uso e di scambio? Una risposta affermativa, ma tendenziosa, viene da un grande politologo del XX secolo tedesco. Questa domanda vuole ancora una risposta e può essere uno spunto per riaprire un dibattito, o soltanto fare pensare alla dignità umana a chi di questa dignità non può, o forse, non vuole averne cura.

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Voce della critica

"Sono sempre i valori a fomentare il conflitto e a tener viva l'ostilità". In questa frase si racchiude il cuore della conferenza tenuta da Schmitt nel 1959 e quindi ampliata da una lunga introduzione in un'edizione del 1967. E qui si racchiude l'estremo ragionamento schmittiano, così come si svolse dalla seconda guerra mondiale in poi. Perché a una frase del genere si addice l'aggiunta di un punto interrogativo e non il taglio netto dell'asserzione categorica. Certo che Schmitt riprende esplicitamente l'intuizione weberiana, peraltro corroborata dall'"inutile massacro" della Grande guerra. Ma in Weber si avverte l'urgenza e l'acuta nostalgia di una critica dei valori che sia costruttiva e che freni il disincantamento del mondo. Nello Schmitt del secondo dopoguerra, la presenza di una simile istanza ricostruttiva pare assente. Proprio questo scritto porta più di altri a cogliere il lato decostruzionista della riflessione dell'ultimo Schmitt, qui più cinico dell'Heidegger che ancora corteggia l'Essere quale estremo ancoraggio e assai più prossimo alla fase volterriana del Nietzsche di Umano, troppo umano. Vi è lo stesso uso corrosivo di un intelletto affilato da una smisurata rabbia scatenata contro l'esistente. Ma è proprio sulla questione dei valori, e sulla critica al tentativo postbellico della giurisprudenza tedesca di dare solidità e legittimità non meramente strumentale alle rinate istituzioni democratiche, che torna urgente interrogarsi sul significato epocale dell'avventura hitleriana. Non condivisibile è quanto Franco Volpi scrive nella postfazione all'edizione adelphiana della Tirannia dei valori (2008): leggere questa pagine "come fossero anonime". Non è questo il caso: Schmitt omette un periodo cruciale nella storia della cultura europea cui lui contribuì. Proprio per comprendere occorre non nascondere.
Danilo Breschi

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Conosci l'autore

Carl Schmitt

1888, Plettenberg

Schmitt, Carl fu un giurista e pensatore politico tedesco. Docente di diritto presso le università di Bonn, Berlino e Colonia, con l'avvento del nazismo, Schmitt elaborò le linee guida e i principi giuridici di base del nuovo regime. Arrestato nel 1945, fu processato e poi assolto, ma dovette lasciare l'insegnamento. Tra le opere principali si ricordano: La dittatura (1921), Teologia politica (1922), Il concetto del politico (1927), Dottrina della costituzione (1928), Legalità e legittimità (1932).

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