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Recensioni Tirar mattina

Tirar mattina di Umberto Simonetta
Recensioni: 4/5
A vent’anni dalla morte, ripubblicare il capolavoro di Umberto Simonetta offre l’occasione per scoprire o recuperare la vena comica e satirica, ma anche malinconica e amara di un appassionato narratore della nostra storia.

«Fondamentale, in Tirar mattina, è Milano, trama tessuto e midollo del romanzo.» - Giorgio Vasta, Robinson – la Repubblica

«Simonetta mette da parte ritegno e mestiere per consegnarci il ritratto più pungente e concreto possibile di uno sbandato cittadino, per capovolgere e parodiare il tema di tanta narrativa americana (il tema, tanto per stare agli ultimi esempi, de Il giovane Holden di Salinger e di Corri, coniglio di Updike), e cioè il mito dell’evasione. Il suo Aldo ha tentato di evadere dal disordine nell’ordine, ma ritorna all’ovile: e proprio a questo ritorno dobbiamo un testo amaro e saporoso, una lettura interessante.» - Oreste del Buono

Tirar mattina racconta di Aldino che all’alba dei suoi trentatré anni ha deciso di mettere la testa a posto trovando finalmente un lavoro, proprio lui che finora si è arrabattato con mille lavori diversi, il più delle volte discutibili, riuscendo a scampare la vita da operaio come suo padre. Ma prima di cominciare la sua nuova vita da uomo adulto e responsabile, vuole festeggiare e decide di farsi un ultimo bicchiere e poi a nanna, o meglio a slòffen. Ma quei bicchieri diventeranno parecchi e Aldino, che è un animale notturno, non ce la farà a sottrarsi agli incontri che Milano, bella come non mai in questo romanzo, gli offrirà, finendo immancabilmente per tirar mattina. È Aldino stesso a raccontarci di questa ultima notte e lo fa con uno slang a metà tra il dialetto meneghino e il gergo della strada fondendo tutto in un flusso di coscienza miscelando passato e presente con superba maestria in quello che, a oltre cinquant’anni di distanza, ha ancora tutta la freschezza di un classico modernissimo e senza tempo. Aldino si trova a vivere un’epoca di passaggio, esattamente come di passaggio si sente lui, in bilico tra giovinezza ed età adulta, testimone consapevole di una Milano che fu, con i suoi bar in cui era possibile rifugiarsi a ogni ora del giorno e della notte. L’ultima notte di libertà è una notte sfrenata, in cui si intuisce che la società sta cambiando, che il boom sta arrivando, che le illusioni ubriacano e che le disillusioni sono lì pronte dietro la porta, a mordere l’esistenza. )
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