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Il Toro non può perdere. La magica stagione '75-'76
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Il Toro non può perdere. La magica stagione '75-'76 - Eraldo Pecci - copertina
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Toro non può perdere. La magica stagione '75-'76

Descrizione


Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. I tifosi del Toro snocciolano questa formazione come un rosario, come un mantra propiziatorio da ripetersi a mezza voce davanti a una prova difficile, come una di quelle canzoncine che impari da bambino e che quindi amerai per sempre. Il 16 maggio 1976, mentre la gioia dei sessantacinquemila cuori granata dilaga sugli spalti del Comunale e l'allenatore Radice cerca disperatamente nella folla il suo portiere e il suo stopper per chiedere loro come abbiano fatto a prendere quell'autogol assurdo, il Toro vince il suo settimo Scudetto, il primo dopo la tragedia di Superga che si è portata via la squadra capace di vincere cinque titoli consecutivi tra 1943 e 1949. Uno dei motori di centrocampo di quella squadra è un giovane di belle speranze. Si chiama Eraldo Pecci e arriva a Torino dal "suo" Bologna che, per la verità, lascia abbastanza controvoglia: non è bello scoprire di essere stato ceduto ascoltando il telegiornale da una finestra aperta, ancora meno se lo scopri la stessa sera in cui fai un'improvvisata alla tua ragazza e la becchi che balla stretta a qualcun altro. Al Toro, però, Eraldo trova un gruppo di fuoriclasse del pallone e dello scherzo, ragazzi terribili che hanno voglia di scrivere la storia in campo e divertirsi fuori... In "Il Toro non può perdere" Pecci ricostruisce l'alchimia irripetibile nata in quella squadra, i gol, i riti scaramantici... Prefazione di Gianni Mura.
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Dettagli

2014
Tascabile
12 novembre 2014
285 p., ill. , Brossura
9788817076791

Valutazioni e recensioni

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giovanni
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per me, torinese 'over 65', è un libro meraviglioso il bellissimo capitolo dedicato al Presidente Pianelli è commovente Pecci è un ottimo 'story-teller'

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Giacomo
Recensioni: 5/5

Un libro ironico, leggero, mai banale. Un viaggio in un campionato di oltre 40 anni fa che riporta alla mente ricordi di bambino, immagini in bianco e nero, la radio alla domenica pomeriggio, un tempo della partita più importante prima del tg, tanti sogni che si facevano con poche cose. E il trionfo del Toro, in bilico fino alla fine, una gioia sudata fino all'ultima goccia e all'ultimo minuto, tipico di chi non ha santi in Paradiso. Bravo Eraldo, davvero un'ottima prestazione!

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MattiaU
Recensioni: 5/5

Una penna ironica, una testimonianza diretta di una bellissima storia di calcio. Purtroppo spesso si finisce a parlare di questo sport in maniera banale e prevedibile. Pecco desrcive la magica annata di quel Toro attraverso gli occhi di chi ama il calcio per quello che è: uno sport ma non solo, è passione, è uno straordinario aggregatore sociale, è soffrire e gioire insieme a chi condivide la tua fede. In un momento in cui tutto ciò si sta un po' perdendo, questa lettura permette di riaprire gli occhi verso un passato in cui questo sport non era ancora un malato terminale. Infine, Pecci riesce a catapultare appieno il lettore all'interno del mondo granata, un mondo dannatamente affascinante. Straconsigliato a chi ama il calcio e cerca una lettura coinvolgente.

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Eraldo Pecci

Calciatore ha esordito in serie A nel 1974 con il Bologna e ha giocato poi nelle fila di Torino, Fiorentina, Napoli e Vicenza. Dopo l'addio al calcio, per anni è stato un brillante commentatore, opinionista ed editorialista per "La Repubblica", "L'Unità" e "Il giorno". Ha scritto Ci piaceva giocare a pallone (Rizzoli 2018).

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