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In questi giorni freddi di gennaio, ho finito di leggere il libro di Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone, intitolato “Tra le crepe della vita”, edito da Bertoni Editore. Intanto, ho trovato molto originale che le poesie siano in parallelo commentate dal critico letterario Cinzia Baldazzi che con la sua interpretazione fornisce ai lettori un’ampia gamma di spunti di riflessione e significati da approfondire ulteriormente. Ciò premesso, come lettrice e poetessa, desidero parlare delle emozioni che mi hanno dato le poesie di Andrea Lepone in base a una lettura e interpretazione personale che esula da riferimenti filosofici. Le poesie che mi hanno colpito di più sono quelle cui ho dato una interpretazione romantica, come ad esempio, “Decadi”, “Ballata notturna” e “Amante”, dove l’amore ha anche un valore catartico. Inoltre, sono stata colpita da altre poesie, in cui ho ritrovato collegamenti a quelle di autori che sono nella mia anima, ma che credo siano anche nell’anima del poeta, che ha dato una moderna personale interpretazione di un malessere generale della società attuale e non a caso il titolo del libro sintetizza ciò; ma, “tra le crepe della vita”, c’è per Lepone sempre la speranza che accada qualcosa che cambi la situazione. La poesia “Il giorno del giudizio” e non solo quella, rappresenta questa speranza che sembra essere anche una certezza (Sulle ali dell’amore al sopraggiunger del crepuscolo/diraderemo le nuvole, spargeremo briciole d’onore/sulle teste degli empi, spalancheremo le porte del paradiso. /Suonano a festa le trombe; è il giorno del giudizio). Nel giorno del giudizio, le crepe della vita (povertà, egoismo, sete di potere, amore per il dio denaro, etc.) non esisteranno più, perché intanto questo mondo non esisterà più e le sofferenze saranno bandite. Non a caso, il poeta parla di “porte del paradiso” che saranno spalancate soprattutto agli ultimi.
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