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La mostra intende valorizzare e rendere noto al pubblico il ricco patrimonio delle collezioni bancarie italiane con una selezione di circa sessanta dipinti risalenti a uno dei periodi più fertili per le arti figurative, quello compreso tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Settecento. Un momento di grande splendore in cui cresce il fenomeno del collezionismo, non solo nei palazzi dei principi ma anche in quelli della piccola nobiltà. La produzione pittorica si apre ai temi più svariati per soddisfare i desideri di una committenza nuova, che vede nell’arte la forma più piena di affermazione sociale e, in quell’inarrestabile processo di rinnovamento in senso naturalistico della pittura che inizia nel Cinquecento e porta alle grandiose conquiste barocche, si fa sempre più seducente e comunicativa: i soggetti sacri acquistano tutta la grazia di quelli profani, in una giocosa interscambiabilità suggerita spesso dagli stessi collezionisti. La mostra e il volume, con un saggio della curatrice, intendono documentare i vari aspetti di quest’arte grandiosa e accattivante, proprio attraverso il confronto tra i soggetti sacri e quelli profani. Autori qualinFrancesco Albani, Ludovico Carracci, Bernardo Cavallino, Battistello Caracciolo, Cerano, Guercino, Guido Reni e Francesco Solimena, solo per citarne alcuni, sfilano in un suggestivo percorso che comprende storie sacre, allegorie morali, ritratti, quadri storici, fino alle superbe scene letterarie, tratte da Ariosto e da Tasso: composti come favole, questi dipinti che offrono agli artisti la possibilità di uno stile giocoso e libero, esempio di armonia assoluta tra storia e finzione, tra natura e umanità.
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