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L'Autore illustra una serie di riflessioni di “svolta spirituale” che guardano a una “visione di una vita radicalmente diversa dall’angosciosa percezione dell’esistenza che ispira la cultura del sistema vigente”. Si tratta, appunto, di visioni che mancano di una formulazione sistematica e che implicano per il filosofo, attraverso un ritorno alla intima spiritualità dell’uomo e sviluppando la relazione del dono come fondamento etico, un uomo inedito, un uomo nuovo come unità basilare di una società nuova, che però ricorda ideologia ed esperimenti falliti Guevariani o le farneticazioni fasciste dell’uomo (nuovo) corporativo. Ancor peggio è che il filosofo si illude che questo uomo etico possa calare dal cielo con la pace grazie alla persuasione e all’educazione contro le “prepotenti oligarchie" (parole sue). L’Autore non tenta neppure di sviluppare la sintesi tra queste variegate e talvolta anche contraddittorie concezioni, ma spiega che la sua intenzione è di aprire un percorso che altri possano seguire, di modo che, immagino, un futuro Messia possa mostrare la via maestra. Non indugia a sviscerare l’essenza del capitalismo, non guarda alle forme fenomeniche del capitale e ci illustra senza tregua ciò che è bello e buono, senza indagare le cause di ciò che è, fingendo di non vedere non la lotta di classe, ma le classi stesse e la sperequazione di risorse e potere che le specifica. Ho pensato di avere tra le mani un libro di economia e mi sono ritrovato un manifesto politico anticapitalistico e antieconomico poco costruttivo e senza un orientamento economico definito o definibile. Scarta soluzioni già lungamente dibattute che possono rappresentare, queste sì, un punto di partenza e di arrivo se pensatori profondi e intensi come Mancini le riprendessero e le riportassero alla luce: mi riferisco, ad esempio, al socialismo di mercato con imprese autonome e a soluzioni come quelle del “Job Of Last Resort”.
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