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Anno edizione: 1990
Anno edizione: 2019
Nei primi anni del dopoguerra, mentre si andava delineando quella integrazione planetaria nel nome della tecnica che oggi è sotto gli occhi di tutti, Ernst Jünger elaborò questo testo, apparso nel 1951, oggi più affilato che mai. La figura del Ribelle jüngeriano corrisponde a quella dell’anarca, del singolo braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale egli sfugge scegliendo di «passare al bosco» – dissociandosi, una volta per sempre, dalla società. Il Ribelle jüngeriano sente di non appartenere più a niente e «varca con le proprie forze il meridiano zero». Tutta l’eredità del nichilismo, del radicalismo romantico e della furia anti-moderna si concentra in questa figura, qui osservata come facendo ruotare un cristallo. Letto oggi, questo testo appare di una impressionante preveggenza, quasi un guanto di sfida gettato in nome di una libertà preziosa: «la libertà di dire no».
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Un trattato, un sentiero da attraversare per conoscere se stessi e riconoscere l'altro: la scoperta dell'identità - un richiamo all'Oracolo di Delfi. Una ricerca verso la libertà antica e assoluta che riapparre nelle vesti del tempo. Una lettura terapeutica soprattutto se letto in periodi di forte pressione psicologica come quella appena passata a causa della pandemia.
Un gigantesco scrittore e filosofo, da leggere anche altre opere dell'autore
Libro breve, ma densissimo e quasi criptico in qualche passo: qualcuno ha detto che sembra scritto in modo da selezionare i lettori, poiché destinato solo al vero "Ribelle" e non al conformista. Dunque, si tratta di un libro per "iniziati"? Direi proprio di no. E' un testo fondamentale per tutti coloro i quali provano un disagio verso la modernità, percepiscono l'imperfezione del sistema democratico, il controllo esercitato dai poteri forti sulla società e il rischio che la tecnologia possa divenire strumento di dominio incontrastato. Un testo rivolto anche a tutti coloro i quali hanno a cuore tanti altri temi di grandissima attualità, come la criminalizzazione del dissenso, la propaganda, il voto svuotato di significato, quello che Junger chiama "il culto della maggioranza", ecc. Ma chi sono i veri Ribelli? L'autore usa una bella metafora: "Anche quando tacciono, sono come scogli sommersi intorno ai quali le acque continuano ad agitarsi", sono coloro che "conservano la nozione del diritto", a costo del "sacrificio personale"; sono coloro che "passano al bosco", che si oppongono "all'automatismo", che rifiutano il "fatalismo", che hanno un "nativo rapporto con la libertà". Chi si accinge alla lettura di questo libro deve tenere presente che non può essere letto in maniera sbrigativa: sono tanti i concetti espressi e tante le riflessioni e gli approfondimenti che suscita. Un libro davvero stimolante.
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