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L'opera è tutta ispirata ai grandi principi penalistici, che sono anche principi di civiltà.
Ciò si avverte fin dalla lettura dell'indice. Infatti, la trattazione dell'elemento soggettivo del reato (dolo, colpa, responsabilità da rischio totalmente illecito) è premessa alla trattazione dell'elemento oggettivo (azione od omissione, rapporto di causalità, evento).
Questo ordine di esposizione diverge da quello comunemente adottato nei manuali, ma è necessario per fare comprendere subito al lettore che l'elemento oggettivo del reato va considerato non come un quid a sé stante, bensì come proiezione del significato impressogli dal volere dell'agente. In questo modo può essere veramente rispettato il principio di colpevolezza e possono essere evitate le gravi distorsioni logiche alle quali la più recente dottrina è costretta quando configura la c.d. costruzione separata delle forme del reato.
Da questa idea di fondo vengono derivati i corollari per i singoli istituti. In particolare, si vuole segnalare - per l'importanza attuale del problema, ma pure nell'ottica di possibili riforme - la configurazione della c.d. responsabilità oggettiva come responsabilità da rischio totalmente illecito: configurazione che, sola, consente di apprezzare in modo compiuto il disvalore dei delitti preterintenzionali e di quelli aggravati dall'evento, senza rimanere legati ad antiquate costruzioni imperniate sul puro rapporto di causalità, ma al tempo stesso senza forzare la colpa in compiti ai quali non è adatta.
L'opera, nella complessità e profondità dei problemi trattati, unisce la originalità delle soluzioni con applicazioni le quali, in quanto fondate su un sano senso giuridico, risultano sempre assai valide per la prassi.
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