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2 parti legate in un volume in 8, cm 18,5 x 23,5, pp. (8) + 48 (la prima bianca); LV + (1). 2 insegne xilografiche ai 2 frontespizi (iscr. Non omnis fert omnia tellus) e vignetta incisa all'acquaforte (cm 10 x 8), a p. 1 della prima opera raffigurante due contadini con il cane intenti alla ricerca ed estrazione del tartufo. Piena pelle coeva alle armi coronate sabaude, ampia bordura ai piatti con filetto esterno e decorazione agli angoli. Restauri alle cuffie e alle parti basse delle cerniere. Integrazioni agli angoli e ai tagli dei piatti. Minimo restauro al margine superiore del frontespizio e delle carta bianca precedente. Edizione originale molto rara di quest'opera, la prima a trattare la raccolta del tartufo in Piemonte che viene collocato nell'area geografica compresa tra il Po e la Bormida. Poemetto didascalico tipico della pubblicistica del secolo XVIII, descrive quali siano i terreni adatti alla loro crescita, che si collocano in particolare nei boschi compresi tra il Tanaro e la Bormida: 'Boschi erbosi e del Tanaro e di Bormia', si occupa poi dei cani adatti alla ricerca che possono essere addestrati o comprati: 'non si miri il pelo in loro, ne' il color ma solo il capo e 'l naso e l'pie''. Invita inoltre ad aizzare questi stessi cani quando si incontrino porci, animali ghiotti del tartufo. Come periodo per la raccolta, viene indicato 'd'autunno i primi freddi' per poi mostrare il modo di cercare usando una zappa a 2 denti, il cane e qual cura debba porsi nell'estrarli. Molto interessante la parte in cui il Vigo descrive le varie tipologie di tartufo, descrivendo il tartufo nero 'quelli cui della Gallia le campagne, e molte dell'Italia producono, son neri ugualmente al di dentro, che al di fuori, aspra han la pelle', altri sono 'bianchicci, e tutti piccoli assai, ma questi, benche' pari sien di forma, e colore ai piu' pregiati, non pero' nell'odor con esso loro star anche ponno, e nel sapore a petto'. Altre considerazioni son fatte sull'utilita' dei tartu
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