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Diario di un uomo condannto alla lucida consapevolezza della sua solitudine. Memorabili le riflessioni di Karl Tubutsch sulle mosche trovate morte nel calamaio, la guerra dei galli per il dominio di un letamaio e le divagazioni metafissiche quando incontra l'ubriaco. Toccante la storia del suo amico calzolaio e il suo tentativo fallito di ingannare la noia festeggiando l'onomastico di un oste. Pennellate in bianco e nero che fanno da contorno a divagazioni apparentemente assurde, di un pazzo, ma che nella prospettiva della vita piccola piccola dell'antieroe per eccellenza, sono le meditazioni di un genio. Racconto breve in cui il protagonista fa i conti con la sua unica libertà, la più grande: scegliere se vivere o morire.
Recensioni
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recensioni di Pulvirenti, G. L'Indice del 2000, n. 10
"Sacerdote del sogno", secondo l'efficace formula coniata da Sigmund Freud, fu Albert Ehrenstein (1886-1950), ebreo viennese, espressionista dal profilo atipico, rivoluzionario deluso, autore di alcune fra le pi— amare liriche della poesia tedesca, nonch‚ di singolari racconti in cui i miti della tradizione classica si fondono con il patrimonio culturale slavo, ebraico, orientale. La sua multiforme opera, con i suoi squarci ora onirici, grotteschi, surreali, ora aspri e apocalittici, Š espressione di un disperato tentativo di resistenza alle manifestazioni deteriori della modernit…, fra espressioni di ribelle protesta e d'ironica rassegnazione. Inediti risultarono i toni di Ehrenstein al suo debutto poetico, celebrato nel 1910 sulle pagine di "Die Fackel", la prestigiosa rivista di Karl Kraus: insieme alla poesia di un altro austriaco, Georg Trakl, l'opera di Albert Ehrenstein, intensamente drammatica e fortemente immaginifica, oper• un profondo rinnovamento delle strategie di scrittura tramite la dissoluzione dei nessi logico-razionali e l'infrazione delle regole grammaticali e strutturali, in un'esplorazione di inusitate potenzialit… significative della parola. La violenza e la tensione espressiva delle sue opere, il carattere umbratile di questo ebreo errante in fuga dall'Europa alla volta di lontane terre orientali, in esilio in America, dove fu costretto a emigrare nel 1941, la conseguente scomparsa dal mondo letterario europeo condannarono a un brusco e immeritato oblio, cui ha posto fine la riscoperta della sua produzione da parte dell'editoria tedesca nella seconda met… degli anni ottanta.
Di grande interesse Š la traduzione di uno dei primi racconti di Ehrenstein, Tubutsch, pubblicato insieme a Il suicidio di un gatto in un sottile volume della "Piccola biblioteca" di Adelphi. La statura dell'autore e la novit… per il pubblico italiano avrebbero forse richiesto un'audacia maggiore: perch‚ non presentare il testo nella veste in cui apparve nel 1911, presso la casa editrice Jahoda und Siegel di Vienna, corredato cioŠ da 12 incisioni di Oskar Kokoschka nate in tale occasione? Perch‚ per una presentazione di questo scrittore non scegliere una formula che consentisse al lettore un inquadramento storico-letterario dell'insolito personaggio? La traduzione di Helena Janeczek Š valida nel suo complesso, anche se non sempre rende i continui scarti di registro, l'oscillazione fra il tedesco e il dialetto viennese, le sfumature vivaci del parlato, mentre piuttosto esigue e discontinue risultano le note.
Certo, il testo pone non poche difficolt… per la coesistenza di toni contraddittori, l'ironia e la mestizia, il distacco e il dolore, il piglio grottesco e l'incedere realistico attraverso cui l'autore schizza con tratto rapido, come Kokoschka nelle sue illustrazioni, il dramma dell'uomo moderno, della generazione prebellica, dell'artista dimissionario di fronte a compiti sentiti come irrealizzabili, trincerato in un atteggiamento di rassegnato e ironico nichilismo.
"Come ombra immateriale oscillo, e se non c'Š un muro a sorreggermi, stramazzo a terra": tale asserzione, attribuita al non meglio identificato principe Giahangir nel corso dei muti colloqui intrecciati dal singolare anti-eroe Tubutsch con le figure della sua fantasia, con oggetti e cose (un cavastivali, due mosche morte, un piccolo bulldog nano di nome Schnudi, un ronzino), Š emblema di una condizione esistenziale che si consuma nella percezione dell'inanit… e vanit… dell'essere. Ma senza toccare mai le corde del pathos. Anzi, con la levit… di un distacco e disincanto che, semmai, stigmatizza proprio per contrasto l'assolutezza di uno svuotamento di sensi che attanaglia senza tregua il personaggio e la totalit… dell'esistente.
La dissoluzione dell'io viene contemplata attraverso una lente che allontana l'oggetto osservato, senza per questo perdere l'incisivit… e la perspicuit… di contorni e profili. Il mondo di Tubutsch Š estremamente concreto, nitido, ma distante: la lontananza conferisce una patina di inquietante alterit…, di straniante estenuazione dell'essere nei piccoli insidiosi accidenti del divenire. Ma il divenire esperito da Tubutsch Š statico, immoto, circolare, come la struttura della narrazione, un sempre uguale che non consente occasione di trasformazione. Il paradosso Š una sorta di mezzo di contrasto in grado di rendere visibile le pi— recondite cavit… di una dimensione interiore che nella stasi si paralizza suo malgrado: "Venisse almeno una qualche disgrazia ad affondare in me i suoi artigli!... Solo gli altri, i vicini, hanno questa fortuna tenuta in poco conto. (...) Ma va cos: a quelli che pianger non vogliono, muoiono i congiunti... a me invece... nessuna emozione Š concessa".
Un'ottica distorta filtra il mondo evidenziandone stoltezze e malvagit… giustificate in nome di ragion di Stato, opportunismo, quieto vivere: nel paesaggio che si profila ecco che si stagliano sinistri il "gran cannibale Napoleone", il "materialismo di questo nostro tempo di ladri", i "pezzi grossi dei trusts". Altre volte la realt… viene deformata dall'irruzione del surreale: "un mostro", "un gallo cedrone dagli occhi di fuoco, o, meglio ancora, un toro inferocito" attesi con trepidazione a scardinare il noioso corso del quotidiano.
L'assurdo esistenziale si erge a principio di strutturazione del racconto: mancano azioni effettive, una climax drammatica, soluzioni ed epilogo; a ci• si sostituiscono pseudo-azioni concatenate in una circolarit… che Š di per s‚ negazione di ogni sviluppo narrativo. Cos pensieri, riflessioni, descrizioni di eventi casuali, aneddoti insignificanti, dialoghi immaginari, fantasticherie sui pi— banali accidenti del quotidiano si succedono, con un ritmo febbrile, sulla scorta di associazioni illogiche, disarticolate e paradossali, amalgamando in una grigia distesa "miseri destini" e "grandiosi sentimenti e ideali". Nel parossismo della chiusa si consuma l'estrema delusione: invece che una morte paludata della dignit… conferita dall'arte, si presenta a Tubutsch una figura in grotteschi travestimenti. Nella sua flƒnerie sull'orlo del nulla, Tubutsch, incapace di ogni azione, ritorna alla condizione iniziale, a un'inebetita rassegnazione di fronte all'assurdo: nella struttura circolare e nelle modalit… di questo "anti-racconto", anche la scrittura si rivela, come ogni umano agire, un inane tentativo di colmare il vuoto della propria esistenza.
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