Dalla fine degli anni '90 del secolo scorso, superando un lungo letargo, la materia dei beni culturali vive una condizione di entropia. Per un verso, emerge vistosamente il poliedrico ruolo del "privato": dalle dismissioni alle sponsorizzazioni. Per l'altro, si fa centrale il rapporto con il diritto internazionale e quello dell'Unione Europea, i quali, "infiltrandosi" nell'ordinamento nazionale, lo costringono a fare i conti con opzioni assiologiche non sempre coerenti con il tessuto normativo interno. A complicare lo scenario, si aggiunge la "rivoluzione digitale", con cui il patrimonio culturale deve sempre più intensamente confrontarsi. In questa prospettiva il libro ripercorre gli istituti di tutela dei beni culturali, sottoponendoli ad indagine con la "lente" della Costituzione italiana, nella consapevolezza che neanche quello culturale può, a buon diritto, continuare a considerarsi un terreno davvero autoreferenziale, riservato in via esclusiva alla volontà sovrana degli Stati.)
Leggi di più
Leggi di meno
Disp. in 5 gg lavorativi