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2008 - Nastri d'Argento Miglior Attrice Non Protagonista Ferilli Sabrina
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Film stupendo, triste e ironico, maturo ed equlibrato, soprattutto vero, anzi spietato. Il ritratto di una generazione al macero, nella contraddizione sistemica della cosiddetta "malattia Italia"; ritratto di una società dall'identità mai formata, e perciò aperta a qualunque assurdità, compresa l'autofagocitazione dei suoi figli migliori, nella peggiore Italia che si sia mai vista (Montanelli). Mi pare di ricordare che il grande teologo Romano Guardini proponesse, come unica risposta possibile di fronte a un'epocale annullamento e frustrazione della personalità esteriore, la coltivazione della persona interiore. Ed è il senso del film, con la battuta finale della piccola Lara che, da grande, vuole fare filosofia, dopo un'autentica meditazione (da bimba di sei anni) sul mito platonico della caverna. Mi piacerebbe che, tra qualche decennio, questo film fosse visto come oggi guardiamo Umberto D. o Ladri di biciclette.
Un capolavoro di reale tristezza. Una brillante e meritevole laureata in filosofia che non riesce a penetrare nel mondo accademico e quindi finisce in un call center circondata da giovani la cui massima aspirazione è finire al GF; anestetizzati a tal punto dal clima da studio televisivo alla "uomini e donne" che neanche si rendono conto di essere schiavizzati. E ancora più triste il contrasto tra la protagonista e i suoi ex compagni di studi: figli di papà che non sono riusciti a portarsi a casa la laurea ma che sfondano comunque nel mondo del lavoro - grazie a contatti e grazie al fatto che, si sa, dove ci sono i soldi immancabilmente arrivano altri soldi. Bravissimi gli attori. Bravissimo il regista. È un film così vero che fa star male!
Mi ha deluso profondamente. Il regista ha trattato un problema reale come il precariato in modo grottesco, definendo situazioni e personaggi assolutamente surreali.
Recensioni
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