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Anno edizione: 2015
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La prima parte dei racconti è divertità, il gatto guarda giocare i topi e ci soffia su. Nella seconda parte il gatto si mette a caccia, ma non dei topi: si mette a caccia dei gatti della prima maniera. Il gatto Katherine, che si affina e perde pelo e tossisce sangue, si avventa sui gatti guardoni e giudiziosi, così fieri di avere uno sguardo dall'alto sui topi inermi, non rendendosi conto di quanto siano inermi e ridicoli loro per primi, i grossi gatti pasciuti che possono permettersi il lusso di giocarci, coi topi, invece di sbranarli e basta per la indiscussa questione della sopravvivenza. Nella seconda sezione, nella sezione Felicità, la Mansfield mi ha sbranato. Nei racconti dell'uomo senza carattere e nella giornata del signor Pavone, la Mansfield mi ha cavato gli occhi, li ha fatti rotolare un po' sul tappeto della camera e poi li ha schiacciati sotto i polpastrelli ruvidi. Mi è saltata in grembo, si è fatta accarezzare, poi si è aperta con le unghia uno spiraglio nelle mie viscere e ci ha rovistato dentro. Forse deponendoci un uovo. Gli ultimi racconti sembravano più stanchi. Il gatto Katherine moriva e aveva deciso che in fondo anche lei non era che un gatto tra gli altri gatti. Cosa ci distingue l'uno dall'altro? Il modo in cui facciamo le fusa. E il quanto bisogno di carezze abbiamo. Però c'è l'ultimo racconto. C'è la Mosca. C'è che non siamo né gatti né uova ma gocce di inchiosto nero che s'invischiano in un foglio di carta.
I racconti della Mansfield vanno letti ai bambini perché si buschino delle insonnie che non passeranno. Non sarà come con le streghe, gli orchi, i lupi e - i più duri a morire... - i confronti con i principi azzurri belli e ricchi come non loro lo saranno mai. Queste fantasie passano: si spogliano delle metafore che rendono le paure, ciascuna a modo suo, fantastiche.Katherine Mansfield racconta le favole senza la clemenza delle metafore. Le donne che capiscono le donne si guadagnano il mio rispetto, ma le donne che capiscono gli uomini mi spaventano.
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