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in ottavo hardcover 253 9788843803583 Molto buono (Very Good) Libro usato proveniente da collezione privata. La copertina riporta lievissime tracce d'uso. Le pagine risultano delicatemente indorate dal tempo..
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Un libro di chiara comprensione che racchiude una attenta analisi delle ragioni politiche del conflitto, con quelle della gente che spesso non capisce o accetta. Buono !
Recensioni
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Quando ha buttato giù la scaletta del libro che sarebbe diventato L'ulivo e le pietre, Ugo Tramballi era convinto di scrivere un libro sulla nascita di un nuovo stato, lo stato palestinese, destinato a convivere al fianco dello stato d'Israele. Da vecchio esperto di affari mediorientali, contava di raccontare - finalmente - la svolta, la conclusione dell'ultima grande guerra passata indenne attraverso la fine dei blocchi e il salto di millennio.
Ma il progetto è cambiato, strada facendo: con l'ennesimo brusco guizzo, la storia dei due popoli fratelli e nemici ha mostrato di non voler cambiar corso. Non ora. Quante volte i cronisti di razza come Tramballi in questi ultimi vent'anni si sono messi a tavolino, augurandosi che la milionesima tregua si stabilizzasse per trasformarsi in una pace definitiva?
La guerra, la speranza, la disillusione, la disperazione, la rabbia, la guerra. Da Ben Gurion a Sharon, da Balfour a Bush, da Arafat ad Arafat. Un percorso accidentato, lungo il quale Tramballi, dal giovane affascinato dal sionismo e segnato dal soggiorno in un kibbutz qual era nel 1975, ha imparato ad apprezzare gli amici arabi che con un misto di rispetto e di affetto lo chiamano Abu Daud (il padre di Davide, il suo primo figlio). Un ciclo infernale, che proprio la consapevolezza delle mutate simpatie, unita a un'onestà intellettuale generalmente difficile da mantenere nel lavoro sul campo, gli consentono di ricostruire e giudicare serenamente l'evolversi - e il precipitare ultimo - del confronto arabo-israeliano.
Dal cortile moresco del Colony - l'albergo dove Tramballi scende inseguendo i protagonisti del "Grande Inganno" - alle baracche di Gaza, dove nulla è cambiato per i profughi scacciati dalle loro case nel 1948. Da Beirut-Chatila, fra gli altri profughi scampati al massacro dei falangisti protetti dai carri di Sharon, alla conferenza di Madrid. E ancora: i tavoli della pace: Washington, Mosca, Il Cairo, Taba, Oslo, Wye River. Toglie il fiato l'incredibile sforzo della diplomazia internazionale. Il reportage s'intreccia con la storia moderna, quando l'aroma dei caffè americani consumati durante le trattative si mescola con l'odore forte del sangue: l'Intifada, l'assassinio di Rabin, in un crescendo che ci porta ad oggi. Arafat è alle prese con Hamas e Jihad islamica. Invece delle pietre, volano gli elicotteri da guerra, i caccia israeliani. E volano i kamikaze. È l'analisi lucida di chi ama questa terra divisa.
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