L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non mi è piaciuto
Non mi è piaciuto...anzi mi ha intrigato...no mi ha irritato...insomma, non saprei! Ha l'innegabile merito di avermi tenuto legata alla lettura anche se soprattutto per sapere dove andasse a parare. Una cosa è innegabile: ogni 3-4 pagine dovevo appuntarmi qualche termine che mi era sconosciuto o di cui non ero certa di conoscere l'esatto significato. Sono molto molto ignorante o Dufossè è leggermente pretenzioso ed afflitto dalla sindrome Piperno?
Un libro discreto, non di alto livello, probabilmente pretenzioso, che intrattiene comunque il lettore per lo più per i temi toccati e per i motivi di riflessione che richiama a prestare. Eccessivo penso sia il “Prix du premier roman” del 2002. Se si decide di leggerlo subordinarlo comunque ad altre letture.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Nel suo romanzo d'esordio, Dufossé scrive di scuola. Di un'istituzione non troppo efficiente né solerte (anche in Francia i provveditorati smarriscono le pratiche dei docenti), ma soprattutto di un corpo insegnante (con cui l'autore, professore di lettere, ha una certa dimestichezza) ai limiti della parodia. Nella sala professori della scuola media di Clerval, infatti, si muovono macchiette surreali: il preside Poncin, con le sue "unghie da manicure" e "un odore svizzero tedesco, di legno ben stagionato di chalet di montagna", la professoressa di francese Gidoin, scettica verso qualunque accessorio femminile, Borain, l'insegnante di ginnastica, "di una stupidità esemplare", Accetto, docente di matematica, a cui la lunga esperienza conferisce una "bonomia da animatore socioculturale" contrastante con "il suo aspetto scombinato". Ma la particolarità che accomuna tutti è la premura con cui sembrano rimuovere dalle loro conversazioni il suicidio di un giovane collega, Capadis, buttatosi dalla finestra di un'aula. Hoffman, la voce narrante, viene chiamato a supplirlo nella IV F: è un celibe misogino e cinico, che non disdegna di osservare "gli appartamenti del palazzo di fronte con il binocolo" (come il morettiano professor Michele) e di intrattenere rapporti incestuosi con la sorella. Gli allievi costituiscono un gruppo solidale, che trasuda mistero e comunica "la gelosia territoriale dell'infanzia e l'espulsione sommaria di qualsiasi alterità". Vittima di raccapriccianti avvertimenti, Hoffman s'inoltra in un'atipica indagine, scontrandosi con l'incomunicabilità intergenerazionale e l'adolescenziale senso drammatico dell'esistenza. Il risultato è un intreccio fitto e incalzante, permeato da una scrittura ironica e brillante che, da sola, però, non può ripagare il lettore dell'epilogo al di sotto delle aspettative.
Rossella Durando
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore