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Metti una sera in un pub, due giovani che raccontano di essere stati a Londra perché vincitori di due biglietti di un concerto, a detta loro, noioso di un gruppo di vecchi capelloni fricchettoni drogati… Metti che, la stessa sera, una corpulenta signora sulla sessantina, dal volto scavato come i pellerossa, vestita come un boscaiolo canadese, le braccia vistosamente tatuate, “malcapitatamente” li senta e capisce che i due stanno disprezzando la mitica reunion dei Led Zeppelin a Londra… Metti che, a questo punto, la corpulenta signora si scalda, raggiunge i malcapitati ragazzi, e, con il sostegno degli avventori abituali, rockettari di ogni età, discute e smonta, con un accenno di ironica rissa, tutto quanto di negativo i due poveretti avevano appena sostenuto… Metti che a questo punto la serata si concluda con la corpulenta signora, in veste di cantante aggregata al gruppo che aveva interrotto l’esibizione per lasciar spazio al siparietto della rissa, regalando agli avventori alcune cover anni ‘70 con la grazia della sua voce… Ci si presenta così Sally O’Hara, a modo suo, con la sua simpatica irruenza e ammaliando cantando. E proprio da qui comincia la sua avventura. O meglio, ricomincia. Con un’idea: ritornare a calcare le scene dei palchi, dove il protagonista è il rock, per una nuova tournée. Nasce da qui l’incontro con tre giovanissimi musicisti (Rocky, Sid e Sonny Boy) che l’accompagneranno nella sua avventura: un incontro, non casuale, fra due generazioni così simili e così diverse, che fa riflettere sugli scontri generazionali di ogni tempo e sulla loro ciclicità, ma anche sulla complicità che si viene a creare di conseguenza, sull’amicizia che talvolta sembra impossibile, ma che la magia della musica sa legare e regalare. Consigliato a chi vive, ha vissuto, o vorrebbe rivivere il tempo di concerti e, soprattutto, sale prove, ma anche a chi non lo ha mai provato: ne potrebbe rimanere incuriosito e ammaliato.
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