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Libro assai deludente che mette in scena un assassino nel braccio della morte e tre testimoni secondari che parlano indirettamente anche di lui. Non c'è nessuna costruzione di un filo rosso tra loro né una minima spiegazione del perché quell'uomo, vent'anni prima, massacrò una famiglia. E' chiaramente un libro contro la pena capitale, ma che non fa vibrare un granché né solleva dubbi o interrogativi.
I fatti: nel 1989 una famiglia di quattro persone viene massacrata nella stanza di un hotel di Atlanta. Smokey Nelson, l'assassino, viene condannato alla pena capitale. Passa venti anni nel braccio della morte in attesa dell'esecuzione. Molte cose accadono negli Stati Uniti in questi venti anni: guerre, altri crimini, la devastazione provocata dall'uragano Katrina e, il nome Smokey Nelson non significa più nulla per nessuno. Eppure ci sono persone che non hanno dimenticato, ma hanno fatto del nome di Nelson una vera e propria ossessione. Ciò che colpisce di questo romanzo è la capacità dell'autrice di calarsi, di volta in volta nei vari personaggi, narrando in prima persona i loro accadimenti e usando un linguaggio appropriato per ogni personaggio,anche le volgarità (che in una recensione non sono piaciute), sono necessarie per dare voce a un personaggio che è esattamente così, rozzo e volgare.I personaggi hanno voci talmente diverse tanto è vero che sembra scritto da loro . Questo, a mio avviso è un grande merito. In più vengono messe alla berlina molte cose che demoliscono un certo perbenismo, il fanatismo religioso,(qui dipinto e raccontato in maniera fantastica e, purtroppo reale) e un voler apparire molto ipocrita. Catherine Mavrikakis è impietosa nel dipingere un'Ameica desolata e desolante e costruisce un romanzo polifonico, potente e forte con un incalzante gioco a incastro che mantiene sempre viva l'attenzione del lettore. Nessuna spiegazione, nessuna motivazione, nessuna redenzione. La realtà è molto diversa rispetto a quella che si trova nei romanzi. eppure questo è un romanzo. A mio avviso, bellissimo.
Se si riesce a superare lo sproloquio del personaggio iniziale e si dà fiducia all'autrice si scopre in fondo un buon romanzo, ma non sicuramente eccezionale. Tre personaggi narranti (con diverse forme di narrazione) più la quarta voce finale, quest'ultima direi un po' scontata e non risolutiva come forse il lettore si sarebbe atteso. Non so se sia davvero un esatto affresco del melting pot culturale americano degli anni 80/90, comunque dipinge bene quel periodo, attingendo forse un po' anche dal linguaggio cinematografico.
Recensioni
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