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L' ultimo ballo di Charlot
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L' ultimo ballo di Charlot - Fabio Stassi - copertina
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ultimo ballo di Charlot

Descrizione


Finalista premio Campiello 2013. In una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin nella sua casa in Svizzera. Il grande attore e regista ha passato gli ottant'anni ma ha un figlio ancora piccolo e vorrebbe vederlo crescere accanto a sé. In un lampo di coraggio Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla ridere si sarà guadagnato un anno di vita. Inizia così un singolare balletto con la Morte, e quella notte a salvarlo non sarà la tecnica consumata dell'attore ma la comicità involontaria che deriva dagli impacci dell'età. La questione però è solo rinviata: anno dopo anno, a Natale, la Vecchia tornerà a reclamarlo e bisognerà trovare il modo di suscitarle almeno una risata. Nell'attesa dell'incontro fatale Chaplin scrive una lunga e appassionata lettera al figlio. Vuole raccontargli la storia vera del suo passato, quella che nessuno ha mai ascoltato, ed ecco che dalle sue parole scaturisce l'avventura rocambolesca di una vita e il ritratto di un'epoca rivoluzionaria.
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Dettagli

2012
31 ottobre 2012
279 p., Brossura
9788838927645

Valutazioni e recensioni

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Sussurri_tra_le_pagine
Recensioni: 3/5
Premio selezione Campiello 2013

Ho trovato questo libro godibile e scorrevole, ma non indimenticabile. Interessante, piacevole, ma non uno di quei libri che restano nel cuore. A metà tra un romanzo di formazione e la biografia romanzata di un uomo-eroe in grado di riuscire abilmente in tutto ciò che la vita gli pone davanti, quasi fiabesco, a tratti monotono. Un incastro di mille storielle, ognuna con la propria morale e la propria introvabile veritá, alcune più accattivanti di altre, ma tutte, dalla prima all'ultima, doneranno parte di sè al "vagabondo" finché l'uomo e la maschera, diverranno tutt'uno sotto le luci di scena del teatro più grande del mondo. "Dicono che l'universo sia nato da una grande e incomprensibile esplosione. Secondo me, deve essere successo sulla pista di un circo. Una donna volteggiava in aria e un uomo ne catturò il movimento in una scatola magica, e lo riprodusse all'infinito, fino a popolare di ombre la terra, e a riempirla di segatura, di risate, di lacrime. Non può che essere andata così, Christopher, perché solo nel disordine dell'amore ogni acrobazia è possibile." SEGUIMI SU INSTAGRAM: SUSSURRI_TRA_LE_PAGINE

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Nab
Recensioni: 4/5

Che fresca storia immaginaria sull’America degli Arlecchini neri (“Avevo vent’anni e l’America più di quattrocento, il vento spruzzava di acqua salata il viso di tutti i passeggeri del Kangaroo ammassati sul ponte a guardare la nuova terra dalle balaustre e la mia vita stava per cambiare per sempre.”), delle acrobate ungheresi, dei circhi itineranti, dell’invenzione del cinema muto e dei niclekodeon e di Charlot e di Steve Laurel e degli amori cocciuti al di sopra degli oceani del tempo e dello spazio (“Non ce l’ha mai avuta, una ragazza o una moglie, e allora? Pensi che tutti quelli che non hanno avuto una donna non si siano mai innamorati?”), dei pugili e dei tipografi, dell’avanspettacolo che va avanti nonostante il Ku Klux Klan (“Del resto, anche i nazisti mi avevano odiato, nonostante non abbia avuto la fortuna di essere ebreo.”), dei grandi progetti, delle interminabili passioni, delle spaventose distanze ferroviarie(“Mi sentii solo come un treno.”), l’America multietnica dalle commoventi storie d’amore tra i pagliacci (“LA MORTE La tua innocenza è esasperante.”), l’America come ci piace raccontarcela da soli, dura e romantica, migliore di tutte le sue colpe e difetti (“Li infastidisce il lieto fine che Oona, tua madre, ha dato alla mia vita e che io, invece, ho sempre fatto mancare a Charlot.”).

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Tiziana
Recensioni: 5/5

Quando la misura, il garbo, la fluidità delle parole penetrano attraverso gli occhi e scorrono come ossigeno per mente e cuore, allora si resta ammaliati e commossi, toccati da un'ala benevola e ci si sente benedetti e fortunati. Mentre Chaplin vive, Charlot "pinguineggia" e il Cinema fa da sfondo e colonna sonora, noi trotterelliamo accanto a lui e lo seguiamo ammaliati da ogni suo passo, acrobazia e mimica, felici di esserci e dolenti di dovergli dire addio. Romanzare una vita epica forse non è affannoso perché il serbatoio a cui attingere è infinito, ma Stassi ha creato un quadro, un'epigrafe, un inno, una favola, rendendo omaggio all'Arte, alla Morte, agli Eroi, ai Bambini e a tutti tutti gli uomini. Di buona e di cattiva volontà. Bisogna essergliene grati.

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Voce della critica

L'ultimo ballo di Charlot va a chiudere la trilogia americana di Fabio Stassi. Dopo il Brasile e Cuba, il viaggio finisce negli Stati Uniti, agli inizi del secolo scorso. I mezzi di trasporto sono i più disparati: le navi che attraversano l'Atlantico per il nuovo mondo, il treno cha taglia le grandi praterie (nel classico immaginario americano) e il velivolo, nuova grande promessa di un Novecento ancora da costruire. Gli occhi per guardare sono quelli di Charlie Chaplin, prima di Charlot, della consacrazione, della leggenda. Chaplin, ormai anziano, si racconta in una lettera al suo ultimogenito Cristopher, portando alla luce quello che le sue biografie avevano taciuto. Il tempo sgocciola: la morte viene a trovarlo la prima volta nel Natale del 1971, ma per lui è ancora troppo presto e, riuscendo a farla ridere, guadagna un altro anno di vita. Torna l'anno seguente, e così per sette anni, ma il grande attore riesce sempre a strapparle una risata, in modo da avere altro tempo per veder crescere suo figlio e raccontargli la sua storia. Tutto comincia in una carovana di zingari, un grande circo inglese in cui lavorano i suoi genitori. Un mondo di "segatura, lacrime e risate", che modificherà per sempre l'occhio e la sensibilità di Charlot, maestro del bilico tra gioia e dolore, speranza e sconfitta. Ancora bambino, ascolta da due clown la vera storia dell'invenzione del cinema, nato dall'amore impossibile e taciuto di Arlequin, inserviente del circo, e dal suo bisogno di conservare per sempre il ricordo dell'acrobata Eszter, in partenza per gli Stati Uniti. Oltre l'immagine, riuscì per primo a catturarne e restituirne il movimento. Sotto il segno di questa leggenda continua L'ultimo ballo di Charlot, che rocambolescamente si sposta in America, dopo i primi passi di Chaplin nel mondo dei circhi europei. Gli Stati Uniti descritti nel libro sono quelli di un sogno americano ancora giovane, vitale, che proprio in quegli anni consolidava le sue premesse. I postumi della febbre dell'oro, il Ku Klux Klan e le grandi migrazioni fanno da sfondo al viaggio di Chaplin, un viaggio all'insegna della speranza di soddisfare le sue grandissime ambizioni. La traversata del futuro Charlot da New York alla California, scandita dai lavori più diversi (tipografo, imbalsamatore, allenatore di pugilato), mescola avventura e ricostruzione storica, con un andamento quasi picaresco. Il fotogramma degli Stati Uniti che emerge dalle continue digressioni e storie parallele alla narrazione centrale (una fitta serie di vissuti che vanno a formare una sorta di romantica fenomenologia americana) è quello di un paese che sotto la sua patina ingenua e fiduciosa nasconde inquietudini e incomprensioni. La bella parabola di Chaplin, che in questo romanzo ricorda (seppur con il lieto fine) un po' Huckleberry Finn e un po' Jay Gatsby, fa da contraltare a tutte le altre. La lunghissima fila di sconfitti diventa forse il vero protagonista del libro, e insieme il presupposto per il mondo poi raccontato da Charlot nei suoi film. Il padre alcolista, la madre uscita di senno, l'acrobata rimasta zoppa, l'emigrato italiano Giobbe Fumìa (che prende il nome dalla prima frase imparata in inglese "Job for me", e destinato a cercare continuamente lavoro): sono i tanti tasselli di un mosaico degli ultimi, che danno forza ai ricordi della vita del famoso vagabondo. Una vita passata a catturare "ombre in movimento", nel tentativo di procrastinare ancora la morte. Francesco Morgando

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Conosci l'autore

Fabio Stassi

1962, Sicilia

di origine siciliana, vive a Viterbo e lavora a Roma in una biblioteca universitaria. Scrive sui treni. Nel 2006 ha pubblicato il romanzo Fumisteria (GBM, premio Vittorini Opera Prima 2007). Per minimum fax ha pubblicato È finito il nostro carnevale (2007), La rivincita di Capablanca (2008) e Holden Lolita Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999) (2010), ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio), Come un respiro interrotto (2014), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio), La lettrice scomparsa (2016) e Uccido chi voglio (2020) e Mastro...

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