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Il presente volume raccoglie quasi una ventina di contributi presentati a un convegno promosso dalla rivista "Spagna contemporanea". E ci introduce, tra i primi nella storiografia italiana, in una società scossa da molti fattori, tra i quali non è secondario un certo antifranchismo ecclesiastico (Botti, Feliciano Montero). "Lo dejo atado y bien atado" ("Lascio tutto legato e ben legato") avrebbe detto Francisco Franco, quando pensava alla continuazione del proprio regime. Il dittatore, quale vincitore della Cruzada, aveva infatti compiuto una repressione sistematica e capillare ed era quindi convinto di aver estirpato del tutto e per sempre le radici dei rojos (Luciano Casali, Javier Rodrigo). Anche nel tardofranchismo la guerra civile continuava come legittimazione morale di fucilazioni e torture. Malgrado ciò, la Spagna si stava trasformando rapidamente e radicalmente: con l'industrializzazione fondata su bassi salari pur contestati (Jorge Torre Santos), con l'arrivo di nuovi costumi europei (Marco Cipolloni, Maria Elena Cavallaro), con le crescenti rivendicazioni dei nazionalismi periferici (Xosé M. Núñez Seixas). I contrasti al vertice fra i tecnocrati modernizzatori vicini all'Opus Dei e gli irriducibili militari e falangisti rivelavano la lotta intestina fra i pretendenti all'eredità del dittatore (Luis de Llera). D'altra parte, sul piano internazionale, gli Stati Uniti e molti stati europei sostenevano chi assicurava al mondo occidentale un alleato anticomunista di rilievo strategico (Guderzo, Marco Mugnaini). Altri saggi più vicini alla critica letteraria completano un libro che permette di considerare meglio le basi della transizione dal franchismo alla democrazia. Tale delicata e contraddittoria fase è stata troppo spesso presentata con l'immagine edulcorata della pacificazione nazionale e sociale e quale felice modello da esportare.
Claudio Venza
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