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Sicuramente molti bambini ricordano con piacere la storia di Ululò il lupetto che non voleva andare a letto e ululava tutta notte mettendo a dura prova i nervi degli altri, finché gli suggerirono di contare le pecore e così si addormentò. Adesso potranno divertirsi ancora come quando si ritrova un vecchio amico, anche se il nostro appare un po’ confuso dalla comparsa di un altro lupo in tutto simile a lui che però bela. Lo segue e scopre che quel lupo si ferma in mezzo a un “branco” di pecore che lo leccano amichevolmente. La cosa appare strana, visto che natura vuole che i lupi mangino le pecore (tutt’al più le contano in casi di insonnia). Per vederci chiaro Ululò si traveste da pecora con la lana rubata nella stalla e cerca di infiltrarsi nel gregge belando come una pecorella smarrita, ma viene subito riconosciuto e salutato allegramente da Ululè, che gli racconta la sua storia di lupetto smarrito dalla mamma durante una tempesta mentre portava in salvo gli altri cuccioli, Ululì, Ululà e... Ululò. Il piccolo, salvato da un gregge di pecore, venne adottato da mamma Alina che non aveva figli e allattato come un “pecorino”, mentre le cugine Agnese e Agata gli insegnarono a belare alla luna. Inizialmente Ululò è frastornato: “Ma allora, se siamo fratelli tu sei un LUPO!...O io sono una PECORA?!”. Ma poi “con saggezza di pecora e coraggio di lupo...impararono l’uno dall’altro felici e contenti”, a ululare e a belare. La favoletta, raccontata con molto humour, scivola via leggera e briosa sull’iterazione di quei nomi che suonano così allegri e facilitano la comprensione della natura e delle funzioni degli animali in scena. Se si vuole, ci si può trovare una facile e simpatica introduzione alla spiegazione dell’adozione e più in generale della tolleranza e della diversità. Ma quel che conta anzitutto è il piacere e il divertimento che non mancherà di trarne il piccolo. Da tre anni
Recensione di Fernando Rotondo
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