My World Is Gone

Il tredicesimo album del visionario bluesman Otis Taylor, intitolato “My World Is Gone”, è la sintesi ideale delle due caratteristiche principali di Taylor: la creatività musicale e la critica sociale. Definire Taylor un artista d'avanguardia è un eufemismo. Sebbene la sua musica sia fortemente radicata nel blues e nel folk americano, le sue canzoni travalicano le barriere di confine tra jazz, rock, funk, roots e una miriade di altri generi, creando un ibrido che lo stesso Taylor definisce “trance blues”. Questo stile unico è la base su cui Taylor costruisce i suoi racconti di lotta, libertà, desiderio, conflitto e amore. Il tema centrale dell’album è stato ispirato dal cantante e chitarrista Mato Nanji, amico di Taylor e membro della band Indigenous. «Stavamo parlando di storia nel backstage di un concerto di Mato» racconta Taylor « e riferendosi al suo popolo, i nativi americani Nakota, Mato ha detto: il mio mondo non c'è più. La semplicità e l'onestà di quelle poche parole era così pesante, da quel momento sapevo di cosa dovevo scrivere». Ispirato da Nanji, che suona e canta su diverse tracce dell’album, Taylor ha intrapreso un intenso viaggio nel passato e nel presente delle popolazioni indigene d'America. Con la sua consueta brevità, intensità e grazia, Taylor racconta le sue storie attraverso intimi dettagli e usa la sua voce baritonale per dare ai suoi personaggi voce e umanità. Al suo fianco in questo album il già citato Mato Nanji, Anne Harris al violino, Ron Miles alla tromba, Brian Juan all’organo, Shawn Starski alla chitarra, Todd Edmunds al basso e Larry Thompson alla batteria.