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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2021
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Elegantissimo. Un tratto consapevole e riconoscibilissimo, una storia emozionante. Uno dei più bei graphic novel italiani.
Chi ama il museo parigino non ne ritroverà fotografata l'atmosfera, le sale o l'ariosità. Il lettore sarà piuttosto preso per mano e condotto all'interno dei dipinti impressionisti da una guardiana di sala particolare. Un racconto non lineare ci guida negli studi dei pittori, nelle loro mostre, nelle loro risse, nelle vite delle modelle, con velocità e salti che talvolta meriterebbero di soffermarsi un po'. Molto ben disegnato, si potrebbe dire "dipinto", e stampato su una carta martellata e di grossa grammatura che esalta la scelta della tavolozza con tinte naturali adottata per le immagini.
Fior intreccia diversi fili in questo libro. Da una parte c'è il museo, inteso come edificio fisico con una propria storia, ma anche come luogo ideale, deposito d'arte e fonte di bellezza che però rischia ambiguamente di trasformarsi in gabbia, relegando le opere a oggetti di 'consumo' culturale per folle di visitatori. Poi ci sono gli artisti, a partire da Degas, perno della narrazione. Fior punta lo sguardo sulla nascita dell'impressionismo, restituisce lo scontro tra l'ortodossia dell'accademia e le spinte rivoluzionarie del nuovo movimento. Degas è a cavallo dei due mondi, cerca il consenso di Ingres e frequenta Cezanne, Renoir e Monet. Fior illustra in modo eccellente il suo racconto, cita le opere dei pittori e a suo modo ne ricrea lo stile.
Recensioni
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Manuele Fior ha descritto queste Variazioni d'Orsay come “un esercizio di stile”: “solo” sessantaquattro pagine (a colori), che prendono spunto dalla collezione del Musée d'Orsay di Parigi per un'onirica riflessione sull'arte, la sua musealizzazione, l'idealizzazione dei personaggi che ne hanno fatto la storia.
Se il Musée d'Orsay è celebre per la sua collezione di dipinti impressionisti, nelle Variazioni di Fior troviamo molti dei nomi (e dei volti) che nella Francia del secondo Ottocento misero a soqquadro il mondo dell'arte e le sue buone maniere; su tutti svetta la figura di Edgar Degas, scelto da Fior come protagonista perché, come rivelato in un'intervista a Fumettologica, “è lo stronzo della situazione per cui io mi immedesimo in lui molto facilmente”. E così l'esercizio di stile diventa il pretesto sia per celebrare, sia per smitizzare uno dei più influenti movimenti della storia dell'arte, e al contempo ragionare su quali sono i meccanismi che portano l'artista e la sua opera dal rifiuto generalizzato all'investitura museale, dalla derisione alla sacralizzazione, dallo scandalo al recupero pompier dell'Accademia.
Il tutto attraverso ricercate ma elusive atmosfere très fin de siècle che, se mai ce ne fosse bisogno, ribadiscono la statura di uno dei nomi di riferimento del fumetto d'autore contemporaneo.
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