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Il vate e l'ingegnere. D'Annunzio in Gadda
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Descrizione


D'Annunzio è stato un punto fermo nella formazione di Gadda, e uno degli autori continuamente "convocati sotto penna", chiamati cioè ad affiorare lungo il variegato tessuto della sua opera. Tuttavia la critica si è occupata pochissimo, sin qui, di questo fenomeno, e, quando li ha fatto, si è adoperata più che altro a evidenziare le distanze fra i due scrittori. La presente ricerca intende anzitutto offrire una base materiale di riscontri, almeno sufficiente a stabilire l'effettiva sussistenza, se non la portata, del magistero dannunziano sull'opera di Gadda. Dall'analisi di questi materiali, lungi dal trarre conclusioni su larga scala, l'autore ha desunto alcune considerazioni di carattere specifico utili ad accertare con minore approssimazione usi e strumenti della vulcanica officina gaddiana; nella quale, malgrado l'insanabile diversità di animus, l'ingrediente dannunziano appare impiegato non soltanto nella composizione di gustose parodie o come inesauribile repertorio di immagini preziose ma anche quale determinante catalizzatore di aggiornate soluzioni formali. Rimane pur sempre, da parte di Gadda, un consistente residuo di sospetto verso l'inaccettabile contenuto "ipotetico" dell'esperienza umana e letteraria di D'Annunzio, e quasi un pregiudizio di moralista e razionalista che nessuna considerazione estetica riesce ad attenuare o sospendere: eppure la durata e la costanza del riferimento dannunziano sono lì a testimoniare di un continuo colloquio e di un'udienza che di solito si riserva solamente alle cose o alle persone in cui si è creduto.
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Dettagli

1998
1 luglio 1998
174 p.
9788846700780
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