Veglie alla fattoria presso Dikanka

Al centro di questi racconti padroneggia il folklore ucraino, quello dei villaggi della "Piccola Russia". Il mondo di questi racconti, se si fa eccezione di "Ivan Fedorovic Sponka e sua zia", è diviso in due parti: quello degli esseri umani e quello dei diavoli e delle streghe che comunque si mescolano e si intersecano tra loro, come nel racconto "La notte prima di Natale" in cui il fabbro di Dikanka, Vakula, si fa trasportare da un diavolo a Pietroburgo per procurarsi "le stesse scarpette che calza l'imperatrice" da regalare a Oksana, la sua innamorata. La descrizione dei paesaggi ucraini con i suoi campi, boschi, il fiume Dnepr, è bellissima, romantica e incantevole. Il racconto "La fiera di Sorocinec" mi ha ricordato il dipinto "La vita variopinta" di V.V. Kandinskij del 1907 (Gogol' era morto nel 1852), un mondo dall'atmosfera fiabesca, vitale e gioiosa.

Una raccolta notevole, che può essere apprezzata appieno solo ricordando due cose: innanzitutto che Gogol', in quanto ucraino, fa confluire all'interno di questi racconti il folklore della sua terra natale, non quello russo. 'La vigilia di San Giovanni', uno dei racconti, non ha nulla da invidiare alla potenza visiva di un moderno film horror: leggendo di decapitazioni con un badile e schizzi di sangue, capiamo che i registi di oggi non hanno inventato nulla. In secondo luogo, che l'intento di Gogol' non era quello di fare denuncia sociale attraverso le proprie opere (una simile lettura porta inevitabilmente a svalutare questa prima raccolta a favore della più nota 'Racconti di Pietroburgo'), ma di mostrare al lettore come il male sia presente tra noi e, che sia sotto forma di brama di denaro o di potere, porta inevitabilmente l'uomo alla rovina.

Racconti ammantati di magia e folklore. Lettura senza dubbio piacevole ma non particolarmente incisiva.