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La vendicatrice
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Una nuova, vulcanica protagonista disposta a tutto. Un thriller adrenalinico. Un esordio che ha scalato le classifiche. - The Telegraph
«Il fenomeno editoriale di cui non avevate ancora sentito parlare.»
Beatrix Rose è una moglie e una madre. Ma Beatrix Rose è anche una donna letale, un’assassina dalla parte del bene. O così credeva, finché non viene tradita proprio da chi aveva la sua massima fiducia. Suo marito viene ucciso, sua figlia di appena tre anni viene rapita e tenuta in ostaggio. Quando Beatrix riesce a riaverla con sé, capisce che la sua vecchia vita è finita per sempre. Si ritira a Marrakesh a crescere sua figlia. Ed è finalmente felice… Ma qualcosa cambia, frantumando quel paradiso illusorio e riportando a galla il passato. Beatrix scopre purtroppo di avere un anno di vita ancora, al massimo, e decide di dedicare il tempo che le rimane a ciò che l’ha tormentata in tutti quegli anni di apparente serenità: la vendetta. Vendicarsi di chi le ha ucciso l’uomo che amava, i suoi ex compagni di squadra, diventa la sua unica missione…
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Autore:
Traduttore:
Editore:
Collana:
Anno edizione:
2017
In commercio dal:
2 marzo 2017
Pagine:
256 p., Rilegato
EAN:
9788830446632
Indice
Le prime pagine del romanzo
La medina di Marrakesh era il posto ideale in cui sparire. La città rossa era un confuso, frenetico e affascinante agglomerato di suk, collegati da vicoli e stradine secondo una logica difficilmente comprensibile per uno straniero. Alcune zone brulicavano di un’orda ribollente di umanità; la piazza centrale del mercato, Jemaa el Fna, era il punto più gremito. C’erano ragazzi con scimmie di Barberia in catene, venditori d’acqua in abito tradizionale con otri di pelle e ciotole d’ottone, cantastorie che deliziavano la gente del luogo con racconti in berbero e arabo, e incantatori di serpenti che attiravano i cobra fuori dai cesti di vimini.
Il selciato della piazza era rovente. Beatrix Rose si fece strada tra la massa, vigile come nessun altro. Una cautela dovuta a un passato dal quale non sarebbe mai riuscita a congedarsi del tutto.
Si fermò a uno dei tanti banchi colmi di arance e chiese un bicchiere di spremuta. Era stata appena fatta, fredda e forte a sufficienza da annullare il sapore metallico che sentiva in bocca, effetto collaterale del farmaco che assumeva. Chiese al giovane venditore di riempirle un altro bicchiere da asporto e pagò.
Di norma, lui le avrebbe chiesto di più. Dopotutto, sembrava una turista: capelli biondi, denti bianchi, alta e magra. Chiunque, a qualsiasi cultura appartenesse, l’avrebbe considerata bella. Americana, forse. Ce n’erano parecchie da quelle parti. Il ragazzo, però, non era stupido e capì che Beatrix non era affatto una turista. Tanto per cominciare, parlava un arabo eccellente, aveva la pelle bronzea, invece che rosso acceso come quelli che ingenuamente sottovalutavano la ferocia del sole sahariano, e poi l’espressione scaltra e fredda suggeriva che sarebbe stato sciocco tentare di spennarla. Una nota di durezza nello sguardo faceva pensare che, se solo lui ci avesse provato, se ne sarebbe pentito molto presto.
Era vero.
Beatrix comprò il cibo di cui avevano bisogno, carta da regalo argentata e nastro adesivo, quindi attraversò la piazza.
Aveva un appuntamento.
Doveva comprare un regalo di compleanno molto speciale.
Il Café de Paris era uno dei locali più alla moda in mezzo a quel caos. Si trovava in un edificio a tre piani, completamente dedicato a estorcere denaro ai turisti sprovveduti che vi mettevano piede in cerca di un’autentica esperienza di vita locale. Era pressoché impossibile muoversi tra i tavoli che affollavano l’interno e sconfinavano in strada. L’ultimo piano era un po’ più tranquillo: lì, un balcone con un’elaborata balaustra offriva una splendida vista sui banchi del mercato e sulla folla, fino alla moschea della Kutubiyya e alle montagne all’orizzonte.
Beatrix ordinò un tè alla menta e aspettò.
Dopo dieci minuti, l’uomo che conosceva come Abdullah le si sedette davanti. Era sulla sessantina, obeso, e indossava occhiali con le lenti spesse che avevano l’inquietante effetto di ingrandire i suoi occhi porcini. Indossava abiti appariscenti, tipico di chi pur essendo facoltoso è totalmente privo di gusto. «As-salāmu alaykum», disse.
«Wa alaykumu as-salām», rispose lei, ricambiando il saluto.
Beatrix si guardò attorno. Sulle scale c’era un uomo robusto, con un vestito della taglia sbagliata. La giacca gli stava troppo stretta e rivelava il rigonfiamento di una pistola sotto l’ascella.
Va bene, è la prassi per una transazione di questo genere, pensò.
«Li ha portati?» chiese ad Abdullah.
«Certo, mia cara.»
L’uomo aveva sulle ginocchia una borsa a tracolla, di quelle che si compravano al suk per trenta dollari, e gliela passò. Lei l’aprì e vi guardò dentro. Sul fondo vide un pacchetto avvolto in una tela cerata. Lo scartò, assicurandosi che nessuno potesse scorgerne il contenuto. Erano quattro silenziatori: un SilencerCo Osprey calibro 22, un AAC Ti-RANT calibro 45, un DeGroat multicalibro e un Thunder Beast 30P-1. Sembravano simili, all’apparenza: tubi sottili che si avvitavano alle canne filettate delle pistole. Beatrix possedeva una vasta collezione di armi di vario calibro e, per quanto possibile, voleva andare sul sicuro.
«Quanto?»
«Il calibro 45 è stato più difficile da trovare.»
«Quanto?» ripeté lei, impaziente.
«Duemila.»
Una truffa. Non dovevano essergli costati più di cinquecento. Pazienza. I soldi non le mancavano e sapeva quando era il caso di combattere. Quello, di sicuro, non lo era. Tirò fuori i soldi dalla sua borsetta e glieli porse da sopra il tavolo.
Appena l’uomo li ebbe afferrati con un gesto avido, Beatrix gli bloccò il polso.
La guardia trasalì, infilando subito la mano sotto la giacca.
Lei la ignorò. «Duemila è una cifra esorbitante, Abdullah, ma la pagherò, perché ho bisogno di altro da lei. E saranno cose ancora più difficili da trovare.»
Lo fissò con i suoi gelidi occhi azzurri.
Uno sguardo che spaventò Abdullah, proprio come aveva fatto con molti altri uomini prima di lui. Non c’era pietà sul viso di quella donna. Nessuna empatia, né comprensione.
«Di cosa ha bisogno?» chiese.
Lei gli lasciò il polso, prese un foglietto da una tasca e lo mise sul tavolo.
L’uomo l’aprì e lesse la lista, con gli occhi sgranati. «È un bel po’ di roba, mia cara. Cosa deve farci, un colpo di Stato?»
«Può procurarmela?»
«Credo di sì, ma ci vorrà del tempo. Per quando le serve?»
«Tra una settimana.»
«Si può fare, ma non le costerà poco.»
«Che novità. E quanto?»
Lui diede un colpetto con le dita alla lista. «Per tutto? Diecimila.»
«Bene», fece lei, alzandosi. «Proceda pure.»
La medina di Marrakesh era il posto ideale in cui sparire. La città rossa era un confuso, frenetico e affascinante agglomerato di suk, collegati da vicoli e stradine secondo una logica difficilmente comprensibile per uno straniero. Alcune zone brulicavano di un’orda ribollente di umanità; la piazza centrale del mercato, Jemaa el Fna, era il punto più gremito. C’erano ragazzi con scimmie di Barberia in catene, venditori d’acqua in abito tradizionale con otri di pelle e ciotole d’ottone, cantastorie che deliziavano la gente del luogo con racconti in berbero e arabo, e incantatori di serpenti che attiravano i cobra fuori dai cesti di vimini.
Il selciato della piazza era rovente. Beatrix Rose si fece strada tra la massa, vigile come nessun altro. Una cautela dovuta a un passato dal quale non sarebbe mai riuscita a congedarsi del tutto.
Si fermò a uno dei tanti banchi colmi di arance e chiese un bicchiere di spremuta. Era stata appena fatta, fredda e forte a sufficienza da annullare il sapore metallico che sentiva in bocca, effetto collaterale del farmaco che assumeva. Chiese al giovane venditore di riempirle un altro bicchiere da asporto e pagò.
Di norma, lui le avrebbe chiesto di più. Dopotutto, sembrava una turista: capelli biondi, denti bianchi, alta e magra. Chiunque, a qualsiasi cultura appartenesse, l’avrebbe considerata bella. Americana, forse. Ce n’erano parecchie da quelle parti. Il ragazzo, però, non era stupido e capì che Beatrix non era affatto una turista. Tanto per cominciare, parlava un arabo eccellente, aveva la pelle bronzea, invece che rosso acceso come quelli che ingenuamente sottovalutavano la ferocia del sole sahariano, e poi l’espressione scaltra e fredda suggeriva che sarebbe stato sciocco tentare di spennarla. Una nota di durezza nello sguardo faceva pensare che, se solo lui ci avesse provato, se ne sarebbe pentito molto presto.
Era vero.
Beatrix comprò il cibo di cui avevano bisogno, carta da regalo argentata e nastro adesivo, quindi attraversò la piazza.
Aveva un appuntamento.
Doveva comprare un regalo di compleanno molto speciale.
Il Café de Paris era uno dei locali più alla moda in mezzo a quel caos. Si trovava in un edificio a tre piani, completamente dedicato a estorcere denaro ai turisti sprovveduti che vi mettevano piede in cerca di un’autentica esperienza di vita locale. Era pressoché impossibile muoversi tra i tavoli che affollavano l’interno e sconfinavano in strada. L’ultimo piano era un po’ più tranquillo: lì, un balcone con un’elaborata balaustra offriva una splendida vista sui banchi del mercato e sulla folla, fino alla moschea della Kutubiyya e alle montagne all’orizzonte.
Beatrix ordinò un tè alla menta e aspettò.
Dopo dieci minuti, l’uomo che conosceva come Abdullah le si sedette davanti. Era sulla sessantina, obeso, e indossava occhiali con le lenti spesse che avevano l’inquietante effetto di ingrandire i suoi occhi porcini. Indossava abiti appariscenti, tipico di chi pur essendo facoltoso è totalmente privo di gusto. «As-salāmu alaykum», disse.
«Wa alaykumu as-salām», rispose lei, ricambiando il saluto.
Beatrix si guardò attorno. Sulle scale c’era un uomo robusto, con un vestito della taglia sbagliata. La giacca gli stava troppo stretta e rivelava il rigonfiamento di una pistola sotto l’ascella.
Va bene, è la prassi per una transazione di questo genere, pensò.
«Li ha portati?» chiese ad Abdullah.
«Certo, mia cara.»
L’uomo aveva sulle ginocchia una borsa a tracolla, di quelle che si compravano al suk per trenta dollari, e gliela passò. Lei l’aprì e vi guardò dentro. Sul fondo vide un pacchetto avvolto in una tela cerata. Lo scartò, assicurandosi che nessuno potesse scorgerne il contenuto. Erano quattro silenziatori: un SilencerCo Osprey calibro 22, un AAC Ti-RANT calibro 45, un DeGroat multicalibro e un Thunder Beast 30P-1. Sembravano simili, all’apparenza: tubi sottili che si avvitavano alle canne filettate delle pistole. Beatrix possedeva una vasta collezione di armi di vario calibro e, per quanto possibile, voleva andare sul sicuro.
«Quanto?»
«Il calibro 45 è stato più difficile da trovare.»
«Quanto?» ripeté lei, impaziente.
«Duemila.»
Una truffa. Non dovevano essergli costati più di cinquecento. Pazienza. I soldi non le mancavano e sapeva quando era il caso di combattere. Quello, di sicuro, non lo era. Tirò fuori i soldi dalla sua borsetta e glieli porse da sopra il tavolo.
Appena l’uomo li ebbe afferrati con un gesto avido, Beatrix gli bloccò il polso.
La guardia trasalì, infilando subito la mano sotto la giacca.
Lei la ignorò. «Duemila è una cifra esorbitante, Abdullah, ma la pagherò, perché ho bisogno di altro da lei. E saranno cose ancora più difficili da trovare.»
Lo fissò con i suoi gelidi occhi azzurri.
Uno sguardo che spaventò Abdullah, proprio come aveva fatto con molti altri uomini prima di lui. Non c’era pietà sul viso di quella donna. Nessuna empatia, né comprensione.
«Di cosa ha bisogno?» chiese.
Lei gli lasciò il polso, prese un foglietto da una tasca e lo mise sul tavolo.
L’uomo l’aprì e lesse la lista, con gli occhi sgranati. «È un bel po’ di roba, mia cara. Cosa deve farci, un colpo di Stato?»
«Può procurarmela?»
«Credo di sì, ma ci vorrà del tempo. Per quando le serve?»
«Tra una settimana.»
«Si può fare, ma non le costerà poco.»
«Che novità. E quanto?»
Lui diede un colpetto con le dita alla lista. «Per tutto? Diecimila.»
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Pupottina
27 marzo 2017
Un romanzo con un nuovo personaggio femminile nel quale immedesimarsi. Beatrix Rose è la protagonista di una nuova trilogia thriller. Scritto bene, si legge con crescente coinvolgimento. La storia prende a tal punto che si arriva alla fine senza accorgersene.
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LadyAileen
17 marzo 2017
La vendicatrice è il primo volume di una nuova trilogia thriller nella quale l'indiscussa protagonista è Beatrix Rose, ex spia del servizio segreto britannico in cerca di vendetta per il rapimento della figlia e l'omicidio del marito. I libri sono strettamente collegati in quanto la vendetta si consumerà nell'arco dei tre libri. La storia inizia quando Beatrix ha ormai ritrovato sua figlia. Vivono tranquillamente a Marrakesh ma in realtà la donna ha uno scopo ben preciso: addestrare la figlia a diffendersi e uccidere quelli che le hanno distrutto la vita. Naturalmente non sarà facile dato che si tratta di suoi ex colleghi. Come se non bastasse, non ha molto tempo a disposizione per portare a termine la sua impresa. Per fortuna, in questa sua missione non sarà sola (il servizio segreto britannico vuole esattamente la stessa cosa ma per motivi diversi). Inizialmente siamo in Marocco, con la sua atmosfera caotica e piena di profumi speziati per poi passare alla Somalia, una zona pericolosa, arida e povera controllata dal gruppo terroristico Al-Shabaab. Le vicende sono raccontate non solo dal punto di vista di Beatrix ma anche da alcuni personaggi secondari (compreso il "cattivo"). La storia mi è piaciuta molto ma avrei preferito leggere prima la serie su John Milton dello stesso autore, non solo perché m'incuriosiva ma perché, forse, avrebbe aiutato a capire meglio le vicende che hanno condotto la nostra protagonista a quel punto e ad avere più notizie sul personaggio stesso. La donna, infatti, appare per la prima volta nel quarto volume di quella serie. Secondo l'autore non è obbligatorio aver letto quel volume ma io ho avuto la netta sensazione che l'autore desse molte cose per scontate, fornendo lo stretto indispensabile sugli eventi passati. Ho apprezzato anche lo stile dell'autore: molto semplice, scorrevole e coinvolgente (senza accorgersene si è già giunti alla fine). E' ricco d'azione, molto dinamico negli accadimenti e senza troppi fronzoli.
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