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Descrizione


Il giorno 11 novembre del 1997 Veronika, ventiquattro anni, slovena, capisce di non voler più vivere e assume una forte dose di sonniferi. Salvata per caso, si risveglia tra le mura dell'ospedale psichiatrico di Villete, con il cuore stanco e sofferente per il veleno che lei gli ha somministrato. In pochi oiorni a Villete Veronika scopre un universo di cui non sospettava l'esistenza. Conosce Mari, Zedka, Eduard, persone che la gente "normale" considera folli, e soprattutto incontra il dottor Igor, che attraverso una serie di colloqui cerca di eliminare dall'organismo di Veronika l'Amargura, l'Amarezza che la intossica privandola del desiderio di vivere. Veronika spalanca così le porte di un nuovo mondo, un mondo che, attraversato con la consapevolezza della morte, la spinge, sorprendentemente, alla consapevolezza della vita. Fino alla conquista del dono più prezioso: sapere vivere ogni giorno come un miracolo. In questo romanzo, nella storia della giovane Veronika, Paulo Coelho riversa la sua personale esperienza, i ricordi di tre anni consecutivi di ricovero in un ospedale psichiatrico, dove lo scrittore venne rinchiuso solo perché considerato "diverso". E riesce ancora una volta a mostrare al lettore come il miracoloso e inafferrabile dono della serenità possa essere conquistato in qualsiasi luogo, anche in quelli apparentemente più improbabili. Perché il dono della serenità è nascosto nel cuore di ciascuno di noi.
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Dettagli

2014
4 giugno 2014
196 p., Rilegato
9788845277375
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Indice


Le prime frasi del libro:

L'11 novembre 1997, Veronika decise che era finalmente giunto il momento di uccidersi. Riordinò accuratamente la camera che aveva affittato presso un convento di suore, spense la stufa, si lavò i denti e si coricò.

Dal comodino prese le quattro confezioni di compresse per dormire. Invece di scioglierle nell'acqua, decise di inghiottire una pasticca dopo l'altra, perché esiste un'enorme distanza fra l'intenzione e l'atto, e lei voleva essere libera di pentirsi a metà strada. Eppure, a ogni compressa che inghiottiva, si sentiva sempre più convinta: dopo cinque minuti, le scatole erano vuote.
Visto non sapeva esattamente dopo quanto tempo avrebbe perso conoscenza, aveva posato sul letto il numero di quel mese della rivista francese Homme, da poco arrivato nella biblioteca in cui lei lavorava. Benché non avesse alcun interesse particolare per l'informatica, sfogliando il giornale aveva scoperto un articolo su un gioco per computer - un CD-Rom, lo chiamavano - ideato da Paulo Coelho, uno scrittore brasiliano che lei aveva avuto occasione di conoscere durante una conferenza presso il caffè dell'Hotel Grand Union. Avevano scambiato qualche parola e, alla fine, Veronika era stata invitata a una cena dall'editore di Coelho. Poiché il gruppo era numeroso, non c'era stata alcuna possibilità di approfondire un qualsiasi argomento.
Il fatto di aver conosciuto lo scrittore, però, la portava a pensare che lui facesse parte del suo mondo, e leggere qualcosa sul suo lavoro poteva aiutarla a passare il tempo. Mentre aspettava la morte, Veronika cominciò a scorrere alcuni articoli di informatica, un campo per il quale non nutriva il minimo interesse: ciò corrispondeva perfettamente a quello che aveva fatto per tutta la vita, vale a dire cercare sempre la cosa più facile, più a portata di mano. Come quella rivista, per esempio.
Con sua grande sorpresa, però, la prima riga del testo la riscosse dalla sua naturale apatia - i sonniferi non le si erano ancora sciolti nello stomaco; comunque Veronika era abulica per natura - e, per la prima volta nella vita, la spinse a considerare la veridicità di una frase all'epoca molto in uso fra i suoi amici: "A questo mondo, nulla accade per caso."
Perché quella prima riga, proprio nel momento in cui aveva iniziato a morire? Qual era il messaggio occulto che lei aveva davanti agli occhi, ammesso che esistano messaggi occulti e che, invece, non siano coincidenze?
Sotto un'illustrazione del gioco per computer, il giornalista iniziava l'articolo domandando: "Dov'è la Slovenia?"

"Nessuno sa dov'è la Slovenia," pensò Veronika. "Neanche lui."
Ma la Slovenia comunque esisteva, ed era là fuori - o là dentro -, nelle montagne che la circondavano e nella piazza davanti ai suoi occhi: la Slovenia era il suo paese.
Ripose la rivista: non le interessava indignarsi con un mondo che ignorava totalmente l'esistenza degli sloveni; adesso l'onore della sua nazione non la riguardava più. Per lei, era giunto il momento di essere orgogliosa di se stessa, sapendo che ce l'aveva fatta, che finalmente aveva avuto il coraggio: stava lasciando questa vita. Che gioia! E lo stava facendo nel modo che aveva sempre sognato: con quelle compresse, che non lasciano segni.
Veronika aveva cercato di procurarsi le compresse per quasi sei mesi. Pensando di non riuscire a ottenerle, era giunta a considerare la possibilità di tagliarsi le vene. Sapeva che avrebbe riempito la camera di sangue, e provocato confusione e preoccupazione nelle suore: in un suicidio bisogna pensare prima a se stessi e poi agli altri. Era disposta a fare il possibile perché la propria morte non causasse molto scompiglio, ma se tagliarsi le vene era l'unica possibilità, allora non poteva davvero far altro - le suore avrebbero poi pensato a ripulire la camera e a dimenticare ben presto quella storia, altrimenti avrebbero avuto difficoltà a riaffittarla. In fin dei conti, pur essendo alla fine del ventesimo secolo, le persone credevano ancora nei fantasmi.
Certo, avrebbe potuto anche lanciarsi da uno dei pochi grattacieli di Lubiana, ma che dire dell'ulteriore sofferenza che avrebbe finito per causare ai suoi genitori? Oltre allo shock di scoprire che la figlia era morta, sarebbero stati costretti a identificare un corpo sfigurato: no, questa era una soluzione peggiore che lasciarsi dissanguare fino alla morte, perché avrebbe provocato dei segni indelebili in due persone che volevano soltanto il suo bene.
"Alla morte della figlia finiranno per abituarsi; un cranio fracassato, invece, dev'essere proprio impossibile da dimenticare."
Rivoltellate, salti da un palazzo, impiccagione: nessuna di queste cose si adattava alla sua natura femminile. Le donne, quando si uccidono, scelgono sistemi molto più romantici, come tagliarsi le vene, o prendere una dose massiccia di sonniferi. Le principesse abbandonate e le attrici di Hollywood ne avevano dato vari esempi.
Veronika sapeva che in fondo la vita si riduce all'attesa del momento giusto per agire.

Valutazioni e recensioni

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Martina
Recensioni: 4/5

Bellissimo libro, da leggere tutto d'un fiato. Storia coinvolgente che ti permette di meditare sull'importanza delle piccole cose e della vita. consigliato.

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Aurora
Recensioni: 4/5

un libro stupefacente! mi è piaciuto molto leggere un capolavoro di questo genere sebbene non sia stato molto semplice... sicuramente vale la pena di essere letto, soprattutto una seconda volta per comprendere al meglio i particolari più nascosti. Magari ad una prima lettura può apparire complesso ma dopo i primi capitoli risulta tutto più chiaro e la lettura diviene più scorrevole. non credo sia "per tutti", sebbene il finale sia sorprendente

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ChiaraV
Recensioni: 5/5

Ho letto questo libro molte volte nel corso degli anni, e me la sento di consigliarlo a tutti. Il linguaggio è semplice, il messaggio è potente, la storia è un non convenzionale inno alla vita. Ho letto molti altri libri di questo autore, ma questo è quello che mi ha più emozionata in assoluto.

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Recensioni

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La recensione di IBS


"Ah, se tutti potessero conoscere la propria follia interiore e convivere con essa! Il mondo sarebbe peggiore? No, le persone sarebbero più giuste e più felici."

Vivere è anche credere che ogni giorno sia l'ultimo: è per questo forse che Veronika, la protagonista dell'ultimo romanzo di Coelho, impara ad amare, a essere se stessa, a desiderare e ad apprezzare il sole, la luce, la vita, quando crede che ogni attimo sia una conquista e una vittoria sulla morte incombente.

La storia è ambientata in Slovenia, uno Stato piccolo e sconosciuto ai più (almeno nelle Americhe), di recente nascita e figlio della travagliata ex Iugoslavia. La cultura che domina questo giovane paese è quella piccolo borghese dell'Europa conservatrice: tutto deve essere nella norma, tutto omologato e prevedibile. Per questo chi non recita la sua parte, chi non sta al gioco, è da considerarsi pazzo. E la domanda centrale del libro è proprio questa: chi è il folle? che cosa è la pazzia?

Angolo privilegiato di indagine e di studio di questo problema è l'ospedale psichiatrico di Villete. Qui Coelho presenta alcune storie di degenti, tutti pazzi, o meglio tutti davvero sani, tutti esclusi perché hanno cercato per un attimo di essere se stessi e non hanno retto l'impatto con la realtà. Infatti le crisi di panico che colpiscono l'affermata avvocatessa sorgono quando la donna diventa insofferente alla sua vita di successo: professione e marito da cui vorrebbe liberarsi, ma che sa non poter rifiutare, a meno che non si dichiari pazza.

Così anche altri degenti, una volta recuperata la piena consapevolezza della loro situazione decidono di non allontanarsi dalla clinica, ma continuano a fingersi pazzi; situazione quasi pirandelliana che consente solo in quel luogo per alienati, la libertà di essere sinceri con sé e con gli altri.

Come sfuggire ai vincoli sociali, come dichiarare i propri desideri e le proprie insofferenze? Fuori, nel mondo dei sani, la recita che ognuno propone non consente improvvisazioni, ed è proprio questo che nel migliore dei casi crea frustrazione, nel peggiore toglie la voglia di vivere. E proprio questo è successo a Veronika: nessun motivo particolare di sofferenza, nessuna infelicità, solo una totale indifferenza alla vita e l'angoscia di giorni sempre uguali davanti a sé. Se non ci sono alternative a questa micidiale monotonia senza senso, allora, pensa la bella e giovane Veronika, meglio morire.

Proprio all'interno di Villete però, dai colloqui con le altre pazienti, dalle esperienze e dai contatti con i medici, ma soprattutto dalla scoperta di se stessa, così diversa e vitale, in lei nasce una imprevedibile voglia di esserci, ed essere autentica. Era stata rinchiusa in questo luogo separato dal mondo, subito dopo il tentativo di suicidio, e qui le viene detto che quel trauma aveva compromesso in modo irreversibile la sua salute, tanto che le sarebbero rimasti pochi giorni da vivere. Ma questa consapevolezza fa scattare in lei il desiderio di sperimentare se stessa, di esprimere desideri e passioni avvertite e sempre conculcate, di amare con l'intensità che si era sempre negata.

L'autore ha personalmente vissuto l'esperienza della reclusione manicomiale, quindi le situazioni e i personaggi descritti nascono anche dalla memoria personale e dalla coscienza che lui per primo è stato rinchiuso perché "diverso", perché ha tentato la fuga dal gregge.

Oggi, almeno nell'Europa postmoderna e un po' cinica che ci circonda, esistono forme più raffinate di esclusione o addirittura di assorbimento della diversità: tutto si fa moda e tutto si fa business, anche la "sregolatezza".

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Paulo Coelho

1947, Rio de Janeiro (Brasile)

Paulo Coelho è nato a Rio de Janeiro nel 1947. È considerato uno degli autori più importanti della letteratura mondiale. Le sue opere sono state pubblicate in più di centosettanta paesi. Tra i premi ricevuti dall’autore, il “Crystal Award 1999”, conferitogli dal World Economic Forum, il prestigioso titolo di Chevalier de l’Ordre National de la Légion d’Honneur, attribuitogli dal governo francese, e la Medalla de Oro de Galicia. Dall’ottobre del 2002 è membro della Academia Brasileira de Letras. Nel settembre 2007 è stato nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Tra i suoi numerosi libri Paulo Coelho ha pubblicato L’Alchimista (1995), Sulla sponda del...

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