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Versi e precetti d'amore - P. Nasone Ovidio - copertina
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Versi e precetti d'amore
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Versi e precetti d'amore - P. Nasone Ovidio - copertina
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Descrizione


Lo sguardo furtivo di una bella donna, un seno che si solleva oppresso dall'ansia d'amore, il gioco di una sofferenza sempre recitata e mai sincera: dalla realtà Ovidio sembra voler togliere tutto quanto è grave, per lasciare un mondo in cui vivano soltanto la bellezza e l'eleganza.
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Dettagli

1998
Tascabile
1 gennaio 1997
433 p.
9788806144678

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Ho notato nel volume "Versi e precetti d'amore" di Ovidio (Einaudi Tascabili n.124) diversi errori. Alcuni sono errori di stampa (nel testo latino), altri errori di traduzione: (…) Mi fermo qui, perché ho letto finora soltanto gli “Amores” (il volume comprende anche l’ “Ars amatoria”, i “Medicamina” e i “Remedia amoris”. Vorrei fare notare che moltidei punti che ho elencato si riferiscono alla traduzione di Gabriella Leto (e alcune “sviste” mi sembrano piuttosto gravi). Mi auguro che almeno in una nuova edizione gli errori più gravi possano essere corretti (in fondo lo struzzo che compare sulla copertina e sul dorso del libro dovrebbe essere una garanzia di qualità) e che non debbano nuocere al prestigio della casa editrice: io stesso, dopo aver notato i difetti di questo volume, ho evitato di acquistare le “Metamorfosi” di Ovidio, dal momento che la traduzione (sempre di Gabriella Leto) potrebbe contenere simili errori.

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Voce della critica


recensione di Bessone, F., L'Indice 1998, n. 9

"Venne da me, annodate le sue chiome odorose, l'Elegia, / che lungo più dell'altro mi parve avere un piede. /Vaga bellezza, veste impalpabile e il volto di chi ama, /nasceva anche dal vizio dei piedi la sua grazia" ("Amores" 3, 1, 7-10).Non sarebbe dispiaciuto a Ovidio vedere restituito in traduzione italiana il ritmo alterno dei suoi distici elegiaci: quella piacevole asimmetria tra esametro e pentametro che diventa negli "Amores", per un gioco sulla definizione di "piede" metrico, la fascinosa imperfezione fisica dell'Elegia d'amore in persona.A Gabriella Leto, già traduttrice delle "Eroidi" (1966) e di Properzio (1970) per Einaudi, va il merito dell'impresa: imitando qui più rigorosamente l'ampio movimento dell'esametro con un settenario più un endecasillabo, le due metà quasi gemelle del pentametro con un doppio settenario, la poetessa ritrova per suggestione l'andamento claudicante del distico.La mimesi metrica è una felice adesione alla poetica ovidiana: questa poesia autoriflessiva, che rispecchia se stessa nel suo farsi e assume la propria forma a tema del canto, si offre spontaneamente a una traduzione "totale", che rispetti la ricercata corrispondenza tra i diversi livelli del testo.Solo una versione ritmica può rendere direttamente percepibile anche ai lettori italiani quella qualità formale dei versi che Ovidio riflette, con divertita autocoscienza, nelle sue fantasie.Fin dal primo componimento degli "Amori", in cui un dispettoso Cupido ruba un piede all'esametro
- uno sì e uno no - con cui il poeta tentava di cantare "armi e violente guerre" e, creato il distico, fa di Ovidio un poeta elegiaco: così che "quando bene si innalza la mia pagina nuova al primo verso / quell'impeto si attenua nel verso successivo" ("Amores", 1, 1, 17-18).Ecco dunque tradotte, fatte rivivere in simulacro, le intermittenze del ritmo elegiaco, ed ecco restituiti gli effetti che da esse Ovidio sa trarre, affidando alla coda ironica del pentametro il commento malizioso, l'eco impertinente, la punta epigrammatica. E se qualcosa dello smalto, della brillante leggerezza ironica dei versi di Ovidio fatalmente va perso nel "tour de force", se qua e là resiste qualche rigidezza espressiva, qualche aulica inversione nell'ordine delle parole, la traduzione ha quasi ovunque una trasparenza tersa e ariosa, una limpidezza con un suo proprio colore: un tratto individuale che vivacizza una resa attenta, quasi sempre corretta.
Il volume mette a disposizione di un vasto pubblico l'intero ciclo dell'elegia erotica ovidiana (fatta eccezione per le "Eroidi"): "Amores"," Ars amatoria"," Medicamina faciei "e " Remedia amoris." Risulta così possibile abbracciare con lo sguardo una produzione poetica già concepita da Ovidio come "corpus "unitario.La linea di sviluppo dell'elegia d'amore ovidiana è tracciata nell'introduzione da un esperto di elegia latina qual è Paolo Fedeli: in una trentina di pagine sono discusse le principali acquisizioni della migliore critica recente, viene individuato il posto di Ovidio nella tradizione elegiaca ed è messa in risalto la portata delle sue innovazioni - dal distacco ironico con cui gli "Amores "giocano sulle convenzioni dell'elegia al provocatorio programma di sottomettere la passione d'amore alle regole razionali di un'arte, nella didascalica galante dell'"Ars"; dal manuale di cosmesi dei "Medicamina", celebrazione di un'eleganza che si addice alla "moderna" Roma augustea, alla precettistica medica che promette di guarire, nei "Remedia", le immedicabili ferite d'amore.
Un sobrio apparato di note accompagna il lettore senza appesantirne il viaggio; non mancano una nota sulla biografia e sulla fortuna di Ovidio, e una succinta bibliografia.In un volume che non ha preoccupazioni filologiche, alla filologia si sarebbe forse potuto fare una concessione, attenendosi anche per gli "Amores" all'edizione oxoniense di E.J. Kenney riprodotta per le altre opere.Qualche capriccio elettronico ha deturpato in più punti il testo latino, cospargendolo di errori che si vorrebbero vedere eliminati: motivo in più per augurare a questo libro successive edizioni.

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Conosci l'autore

P. Nasone Ovidio

Ovidio fu un poeta romano tra i maggiori elegiaci. Tutto quello che sappiamo sulla sua biografia sono testimonianze lasciate dal poeta stesso.Nacque da una famiglia di rango equestre. A dodici anni si recò a Roma con il fratello per completare gli studi di grammatica e retorica dei più insigni maestri della capitale, in particolare Marco Aurelio Fusco e Marco Porcio Latrone.In questi anni compì molti viaggi: ad Atene, com’era costume, in Asia Minore, Egitto e Sicilia.Tornò a Roma dove intraprese la carriera pubblica come un funzionario, forse, di polizia giudiziaria. Contro la volontà di suo padre (che lo vorrebbe oratore) continuò a dedicarsi agli studi letterari frequentando il circolo di Messalla Corvino prima, e quello di Mecenate dopo. Qua...

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