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Verso un'educazione interculturale - Laura Operti,Laura Cometti - copertina
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Descrizione


Il volume si pone come contributo alla riflessione sul fenomeno della immigrazione in Italia. Raccoglie una serie di contributi di studiosi italiani e di cittadini stranieri presentati in occasione di attività di aggiornamento promosse dall'IRRSAE Piemonte in accordo con il Ministero della pubblica istruzione ad operare in questa direzione. Gli esperti appartengono a varie istituzioni educative e culturali, a un ente pubblico e ad associazioni di stranieri.
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Dettagli

1993
18 gennaio 1993
XIV-174 p.
9788833907413

Voce della critica

OPERTI, LAURA (A CURA DI) / COMETTI, LAURA (A CURA DI), Verso un'educazione interculturale, Bollati Boringhieri, 1992
DURINO ALLEGRA, ALESSANDRA, Verso una scuola interculturale, La Nuova Italia, 1993
recensione di Gouthier, G., L'Indice 1993, n.10

L'Irrsae-Piemonte propone elementi di conoscenza delle culture "altre"; fornisce dati statistici relativi al mondo degli immigrati, stranieri, extracomunitari; disegna scenari di educazione permanente e per tutti. Il volume curato da Laura Operti e Laura Cometti raccoglie diversi contributi che affrontano in chiave antropologica i temi del potere, del senso della vita, di Dio, dell'arte medica, della cosmologia, della condizione femminile, prevalentemente nell'area africana. Di altri interventi è oggetto la situazione degli stranieri extracomunitari a Torino, in particolare dei minori e dei detenuti nelle carceri. La cornice è delineata nel saggio d'apertura di Maria Grazia Calasso, "Educazione interculturale e scuola", e soprattutto nelle pagine di Francesco Remotti, "Per una antropologia del noi (identità, alterità, precarietà). L'intento del libro è di essere "stimolo e strumento per una riflessione sull'educazione interculturale in un momento storico in cui gli insegnanti sono sempre più impegnati a confrontarsi con l'alterità, quale essa si presenta nella figura dello straniero che vive nelle nostre città e frequenta le nostre scuole a seguito delle massicce migrazioni che hanno investito il nostro paese e più in generale il continente europeo". La filosofia del progetto si esprime nel ricorrere di termini-chiave come società multietnica, trasversalità, interdisciplinarità, tolleranza, solidarietà: sono parole-bandiera di un ottimismo illuministico, che definiscono una vera ideologia dell'educazione interculturale, con la coscienza di quanto il linguaggio ci offra strumenti concettuali che portano con sé il logorio del tempo e dell'uso. Questo è il valore e questi sono i limiti del discorso.
Aggiungo una parola su alcuni approfondimenti che sarebbero utili per tenere conto della realtà effettiva delle culture altrui: si potrebbe proseguire la riflessione affrontando temi come l'atteggiamento mentale verso la guerra e la pace; oppure le diverse concezioni dello spazio-casa e più in generale delle sfere pubblico-privato. Attenzione poi a una ipotesi di lavoro che raffiguri come "una situazione innaturale" quella degli stranieri che vivono nell'immigrazione: l'avventura di sradicamento, spaesamento, vera e propria alienazione, che certo molti patiscono, può anche essere letta come effetto di un progetto positivo, una ricerca di liberazione, nel venir via dal proprio mondo.
Il meglio del libro sta in ciò che viene accennato al di là dell'ideologia di un'educazione interculturale come pratica di possibili rapporti fra singoli e fra gruppi umani. Essa si esprime in parole meno altisonanti, ma non meno ricche: scambio, ascolto, accoglienza; curiosità per le bizzarrie e le stranezze (la "spazzatura" di Remotti). Nel nostro mondo in cui contano l'appropriazione, il chiasso delle parole, la chiusura in casa propria, sono indicazioni importanti per un modo non solo di pensare, ma di sentire e di essere. Il punto è questo: la scuola è troppo poco luogo di accoglienza, di ascolto, di scambio di esperienze. È possibile che lo diventi?
Tale è certo la convinzione e la speranza di Alessandra Durino Allegra, che ha scritto per La Nuova Italia un organico libretto, "Verso una scuola interculturale". Da una trattazione su cultura e culture, comunicazione verbale e non verbale, linguaggio visivo, si passa all'esame di quelli che possono essere considerati segnali di concreta attenzione e sensibilità (educazione interculturale attraverso i documenti ministeriali; politica comunitaria in materia di istruzione, giovani e scambi interculturali; scambi internazionali di classi e di docenti). Certo tutto ciò vuol dire che nel vasto stagno della scuola qualcosa si muove, che sussistono zone di vita e vi sono, sparse, forze che resistono e tentano faticosamente di lavorare per andar oltre il bla-bla educativo. C'è qualcosa che si fa effettivamente, oltre i progetti sbandierati (e finanziati anche con sprechi); ma infine non si riesce a sfuggire all'impressione che il più si riduca a enunciare quel che si potrebbe e si dovrebbe fare.

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