È indispensabile, questo libro, per comprendere la complessità del sionismo, visto invece quasi sempre in chiave ideologica tra demonizzazione e acritica adesione, ignorandone i diversi aspetti e trascurandone gli attuali sviluppi degli israeliani, divisi tra chi vi si riconosce solo in parte, chi fa riferimento alla sua idea messianica, a quella territoriale o a quella scientifica, nel quadro del conflitto tra democrazia e tentazioni di teocrazia. Più agile di Il sionismo. Una storia politica e intellettuale di Georges Bensoussan (Einaudi, 2007), il volume, frutto di una ricerca internazionale, parte dal 1895, l'anno che anticipa il congresso fondativo di Basilea, e arriva fino alla nascita dello stato di Israele nel 1948 e oltre, inserendolo nell'ambito dei movimenti nazionali ottocenteschi e sottolineando inoltre la specificità delle diverse forme di rinascita ebraica − dal sionismo socialista russo a quello spirituale e culturale di Martin Buber − e come esse si catalizzino nella figura carismatica di Theodor Herzl, che all'utopia della creazione di uno stato per gli ebrei, dopo l'affermarsi dell'antisemitismo, dà forma politica e organizzativa. Già il sottotitolo rivela pluralità di tematiche. Da diverse prospettive sono infatti analizzati, nel contesto della Vienna tra Ottocento e Novecento, la rappresentazione letteraria che Herzl fa del futuro stato nel romanzo Altneuland e la denunzia della mai sopita ostilità antiebraica nei suoi drammi e nei suoi feuilletons filosofici, nonché il collegamento con l'idea messianica e la controversa figura di Shabbetai Zevi e il suo rapporto con Max Nordau, teorizzatore del nuovo ebreo "muscolare" e pioniere, e con figure meno note, quale Leon Kellne. Altri saggi sono dedicati all'attenta disamina dei complessi rapporti con il sionismo di Kafka. Né mancano il grande studioso della Kabbalah Gerschom Scholem, amico di Walter Benjamin, alla luce di nuovi documenti, e la grande voce poetica di Else Lasker-Schuler nella lettura cinematografica di Amos Gitai. Degna di interesse è anche la parte dedicata all'Italia, dove viene ricostruito il ruolo originale del sionismo, nell'ambito di una sparuta minoranza ebraica, attraverso la testimonianza di Minerbi, poi ambasciatore italiano a Gerusalemme, e le travagliate vicende della "Rivista Mensile d'Israel" dalla sua fondazione nel 1925 a oggi, collocando nel dibattito sul sionismo noti antifascisti quali Enzo ed Emilio Sereni, nonché Nello Rosselli. Suggestioni nascono poi dalle cronache di due personaggi che del viaggio a Gerusalemme offrono versioni inconsuete, ossia lo sguardo poetico umile e problematico, e come sempre profetico, di Pasolini, e la cronaca scanzonata e meno rivelatrice di Montale. Vi è anche una lettura di genere con la presentazione di quattro madri fondatrici della letteratura israeliana. Come per ogni libro che fissa punti fermi, ma offre anche spunti di indagine, dopo la stimolante lettura ci si pone, tra le altre, la domanda se invece che Lo stato ebraico non convenga tradurre il pamphlet herzliano Der Judenstaat con "Lo stato degli ebrei", o ci si sente invogliati ad affrontare altri aspetti, quali, ad esempio, la dimensione iconografica che efficacemente ha contribuito alla diffusione del messaggio sionista. Rita Calabrese
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