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Nel ricco e variegato panorama dell'Illuminismo napoletano, Francesco Longano (1729-1796) merita una attenta riconsiderazione, a conferma del fatto che quella stagione fu un'epoca di grande fioritura intellettuale e di fermento politico. Discepolo di Genovesi, Longano ne accoglie l'insegnamento economico più che quello filosofico. In sintesi, a suo avviso, occorre rifuggire dalle astratte ipotesi speculative e concentrarsi sull'osservazione della realtà. A questo insegnamento, volto a conoscere dal vivo le condizioni materiali del regno, come premessa necessaria per qualsivoglia iniziativa politica, si ispirano le relazioni di viaggio in Molise e in Capitanata (la Puglia settentrionale), che sono state ora opportunamente riproposte. Queste indagini, frutto di due viaggi compiuti nel 1786 e nel 1790, si possono accostare a quelle di Galanti composte per incarico governativo nello stesso arco di tempo. Esse forniscono una dettagliata descrizione delle due province visitate, disegnando un quadro eloquente della realtà meridionale durante l'ultimo scorcio del XVIII secolo. L'analisi di Longano non si esaurisce nella descrizione geografica, climatica e agronomica, ma va alle radici degli assetti di potere. In particolare, il maggior ostacolo allo sviluppo civile e al miglioramento economico viene individuato nella giurisdizione baronale e nell'inefficienza e rapacità dei governatori. Una descrizione quindi non neutra, ma animata da un preciso intento politico, che si muove certo nel solco della tradizione del riformismo illuminato, ma che in qualche modo chiude quella stagione politica e annuncia, nella sua impietosa denuncia solo apparente asettica e "notomizzante", i rivolgimenti dei decenni successivi.
Maurizio Griffo
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