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I Viceré - Federico De Roberto - copertina
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Viceré

Descrizione


Storia di tre generazioni della potente famiglia catanese degli Uzeda di Francalanza, di antica origine spagnola, pronta a tutto pur di conservare la supremazia anche nella nuova, contraddittoria Italia unita. Il formidabile esempio con cui si è misurato Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un'implacabile lezione di opportunismo politico. Eppure, a parte Capuana e Verga, Federico De Roberto (Napoli 1861 - Catania 1927), ebbe pochi sostenitori e soprattutto un detrattore famoso, Benedetto Croce, che stroncò tutte le sue opere. La rivalutazione di De Roberto è cominciata solo dopo la Seconda guerra mondiale, con la pubblicazione di diversi saggi critici. Proponiamo in questa edizione gli scritti di Luigi Baldacci e Leonardo Sciascia.
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Dettagli

2006
Tascabile
20 settembre 2006
XXVIII-704 p.
9788806184438

Valutazioni e recensioni

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B.B.
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Ci sono libri che non donano luce, la cui cupa narrazione è pregna di negrezza e livore: “i Viceré” di de Roberto rientra tra questi. Chi cerca bellezza, gioia e speranza, chi agogna qualcosa di edificante e ricco di buoni sentimenti è meglio che non si cimenti nella sua lettura. Per comprendere un’opera letteraria bisogna cercare di comprendere le idee dell’autore, il suo retroterra culturale ed il clima politico-sociale in cui è stata scritta. Questo libro è stato pubblicato nel 1894, un anno prima c’era stata la liquidazione della Banca Romana e la nascita della Banca d’Italia; erano scoppiate le manifestazioni dei Fasci Siciliani dei lavoratori, Giolitti si era dimesso e Crispi proclamava lo stato d’assedio mandando l’esercito in Sicilia a sedare i moti. De Roberto (1861-1927) viene spesso definito un “borghese moderato”, simpatizzante dei ceti conservatori, in realtà io penso che sia stato un vero liberale. Il fatto è che (solo) in Italia i liberali vengono considerati dei conservatori, in realtà il liberalismo è una faccia della medaglia rivoluzionaria (l’altra è il socialismo) e pertanto personalmente considero de Roberto un vero e proprio rivoluzionario. Lo si capisce dal suo feroce e costante anticlericalismo, dal suo disprezzo verso l’aristocrazia siciliana e tutto il mondo del vecchio regime borbonico. Mentre ne “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa trapela una sottile nostalgia per quel mondo, qui abbiamo un vero e proprio disgusto per esso. De Roberto, vissuto nei primissimi anni post-unitari, profondamente intriso di ideali liberali e anticlericali, è un rivoluzionario disilluso e pieno di risentimento per il tradimento degli ideali risorgimentali: loschi arrivisti, personaggi riciclati, politici dediti al clientelismo e nobili voltagabbana hanno sepolto, a suo parere, ogni buona intenzione sotto i macigni dell’opportunismo, della corruzione, della brama di potere e ricchezza. Un libro molto attuale che aiuta a capire molto dell’Italia di oggi.

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Francesca
Recensioni: 5/5

Un capolavoro da leggere con priorità assoluta! Una meraviglia sotto tutti i punti di vista:narra e descrive, descrive e narra l' eterna lotta tra individui, famiglie e classi sociali. Parla dell' avidità e della sete di potere; di come cambi il volto del potere e di come ci si trasformi astutamente per possederlo e mantenerlo. Meglio di un manuale di sociologia, oltre che di storia politica! Grande, grandissimo De Roberto! Stile, profondità, piacevolezza . 5 stelline? 10, 100... Un classicone con i fiocchi! Cibo per la mente e per l' anima.

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katia
Recensioni: 5/5

Difficile, oggi , trovare libri scritti così bene! Descrizioni di ambienti e paesaggi praticamente perfetti. Personaggi numerosi, ma tutti ben delineati e riconoscibili, attraverso caratteristiche e debolezze. Una famiglia, quella degli Uzeda, apparentemente fortunata, ricchissima, stimata e ossequiata, ma i cui membri vivono , ciascuno a modo proprio, una vita travagliata , complicata da scelte obbligate e sottoposta a regole, non scritte, ma inderogabili! Il fine ultimo sembra essere l'infelicità. Mentre si fa l'Italia, la ribellione e i moti patriottici,, di qualche personaggio del romanzo, non convincono molto! E infatti molto presto gli interessi materiali prevarranno su tutto! Ne consiglio la lettura a chi ama questo genere letterario, per l'accuratezza con cui si descrive un "mondo " passato e complesso come quello della Sicilia dell'Ottocento.

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Federico De Roberto

1861, Napoli

Di madre siciliana, studiò all’istituto tecnico di Catania, città nella quale dimorò quasi sempre, salvo un decennio (1888-97) fondamentale per la sua formazione, trascorso a Firenze e a Milano. Amico di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, aderì subito al verismo; nel contempo subì però anche l’influsso dello psicologismo di Paul Bourget. L’alternanza, o la compresenza, delle due suggestioni si estese in tutta l'opera di De Roberto, determinando alcuni squilibri sia delle raccolte di novelle (La sorte, 1887; Documenti umani, 1888; Processi verbali, 1890), sia dei numerosi romanzi della giovinezza e della maturità (Ermanno Raeli, 1889; L’illusione, 1891; Spasimo, 1897; Messa di nozze, 1911).Soltanto nel capolavoro, il romanzo...

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