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Sono un centinaio di pagine che si leggono bene, Saviano ha un modo di scrivere coinvolgente, ti porta dentro la storia e ti trasmette la stessa rabbia che prova lui di fronte a certe situazioni italiote. Condivido appieno la metafora del barcaiolo che se ne frega se il peschereccio di lì a mezz'ora affonderà, perché tanto non è suo. Chi glielo fa fare di preoccuparsene? E' agghiacciante perché è lo status mentale/attitudinale dell'italiano medio. Io la chiamo la filosofia dell' "e vabbè, pazienza". Per il resto ho trovato interessante il capitolo sull'ostracismo e la censura, commovente quello sui poveri ragazzi di L'Aquila, toccante quello sull'accanimento terapeutico cui si è opposto Welby, e infine indignato - indignazione che ha trasmesso anche a me mentre leggevo - quello sulle conseguenze dell'avvelenamento del territorio campano con lo sversamento incontrollato della monnezza. Insomma, come hanno detto altri prima di me, non sarà alta letteratura, ma ogni tanto leggere un testo che non ha paura di dire le cose come stanno, risveglia un po' la coscienza. E male non fa
Libro consigliato a tutti!
Storie davvero commoventi!!
Recensioni
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“Hanno cercato prima di zittirle, minacciando di non mandarle in onda, poi di contrastarle e, infine, di farle dimenticare il più in fretta possibile. La volontà dell’editore di raccoglierle in un libro significa volerle difendere e allo stesso tempo renderle accessibili a chiunque vorrà. Significa farle diventare, di nuovo, storie di tutti”
Sono le otto storie che Roberto Saviano ha scritto per la trasmissione ideata e condotta con Fabio Fazio, Vieni via con me. Tra gli eventi televisivi di maggior successo del 2010, il programma della Rai ha catalizzato l’attenzione di milioni di spettatori che, nonostante la collocazione nel palinsesto contro le partite di Champions e il Grande Fratello, hanno scelto di ascoltare le parole di Saviano. Oggi, a dimostrazione del fatto che il racconto delle loro storie è il primo passo per rendere giustizia agli uomini per bene e ai luoghi profanati del nostro Paese, Roberto Saviano prova a trascrivere sulla carta quello che abbiamo già vissuto attraverso le immagini.
Si tratta quindi dei suoi monologhi dedicati agli argomenti più scottanti dell’attualità italiana, arricchiti da una lunga premessa in cui l’autore partenopeo spiega la difficoltà di esprimersi attraverso un mezzo complesso come la televisione, utilizzando le immagini, i filmati, la musica, come fossero la punteggiatura per lo scrittore. Una prefazione che svela tutti i retroscena e le difficoltà che la redazione del programma ha incontrato durante la realizzazione della trasmissione: le lotte intestine con alcuni dirigenti della Rai che prevedevano, o forse auguravano, ascolti bassissimi; “la macchina del fango” alimentata da notizie fantasiose su compensi astronomici; i continui spostamenti in un palinsesto sempre più scomodo, per non dire delle polemiche sulla Lega che ha chiesto di partecipare alla trasmissione evocando la par condicio. Questi ed altri “sassolini nella scarpa” vanno a formare le pagine iniziali di questo coinvolgente saggio, le altre sono le storie, raccontate alla sua maniera, che Roberto Saviano ha voluto regalare al pubblico italiano.
L’Unità d’Italia e le polemiche sulle celebrazioni per i 150 anni, con una commovente dissertazione sul nostro Risorgimento; la “macchina del fango”, una vera e propria ossessione per Saviano e per tutti quelli che sono stati colpiti dal meccanismo subdolo della diffamazione e del discredito pubblico, come Giovanni Falcone, a cui Saviano dedica un ritratto struggente e appassionato. Ma anche e soprattutto i lunghi racconti dedicati alla Mafia, alla ‘Ndrangheta e alla Camorra. Seguendo le tracce di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i tre cavalieri che la leggenda vuole fondatori delle tre maggiori associazioni criminali italiane, Roberto Saviano riesce a descrivere i meccanismi interni alle organizzazioni mafiose, collega fatti apparentemente distanti, rivela retroscena raccapriccianti, ma anche miti lontani e riti del passato che vengono perpetrati anche oggi nelle campagne dell’Aspromonte o nei bunker di Secondigliano.
I suoi racconti coinvolgono, trascinano, commuovono, gettano una nuova luce sulle cose, come nel caso della vicenda di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro; creano eroi, come nel caso di Don Giacomo Panizza e della sua quotidiana battaglia contro le famiglie ‘ndranghetiste; tracciano sentieri di responsabilità, come nel caso del crollo della Casa dello studente dopo il terremoto dell’Aquila, e infine commuovono, come quando, citando Piero Calamandrei, ci parlano della nostra Carta costituzionale, che per non rimanere “carta morta” deve essere sempre rivitalizzata con l’impegno, lo spirito e la volontà.
Un impegno che Roberto Saviano mantiene con onestà, franchezza e, in queste pagine, senza l’imbarazzo della telecamera. Qui, usando il mezzo che più gli si addice, Saviano scrive anche il suo personalissimo elenco delle cose per cui vale la pena vivere, così come hanno fatto tutti gli ospiti della trasmissione. Ve ne diamo solo un assaggio, il resto è sulla carta. Lei – come dice Saviano - non si sottrae mai:
Le dieci cose per cui vale la pena vivere secondo Roberto Saviano
1) La mozzarella di bufala aversana
2) Bill Evans che suona Love Theme From “Spartacus”
3) Andare con la persona che più ami sulla tomba di Raffello Sanzio e leggerle l’iscrizione latina che molti ignorano
4) Il gol di Maradona del 2 a 0 contro l’Inghilterra ai Mondiali di México ’86.
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