Vincente o perdente

C’è un momento in “Vincente o perdente” in cui ho dovuto chiudere il libro, respirare, e lasciarmi scivolare addosso l’emozione come se stessi ascoltando una canzone struggente della Vanoni con le cuffiette, sotto la pioggia, ma con il cuore pieno. Perché sì, questo libro fa quell’effetto lì. È come un album di vita, ogni capitolo una traccia che scava dentro, che fa sorridere e poi – senza preavviso – quasi piangere. Ornella Vanoni, guidata con eleganza e sensibilità dalla penna di Pacifico, si racconta con una sincerità disarmante. Non c’è filtro, non c’è trucco. Solo lei, la sua voce (sì, perché mentre leggi senti proprio la sua voce), i suoi segreti, le sue debolezze e gli amori che l’hanno costruita, ferita, salvata. È bellissimo scoprirla così: non solo l’icona con lo sguardo inconfondibile e la voce vellutata, ma la donna che ha vissuto, che ha amato senza freni, che ha sofferto, che ha saputo ridere anche del dolore, con quell’ironia tutta sua che fa breccia anche nella Gen Z – e ovviamente anche in noi millennial, che siamo cresciuti con un piede nella nostalgia e l’altro nel disincanto. Il libro è un mix perfetto tra confessione intima, diario di bordo di una vita fuori dal comune, e riflessione esistenziale. C’è la leggerezza di una battuta fulminante e la profondità di un pensiero che ti si appiccica addosso. C’è la malinconia dolce di chi ha vissuto tutto e ha ancora voglia di raccontarlo. E c’è Pacifico, che riesce a starle accanto con rispetto e intelligenza, quasi come un regista invisibile ma fondamentale. “Vincente o perdente” è un titolo che contiene tutto: la verità cruda di una donna che ha saputo essere entrambe le cose, spesso contemporaneamente. Ma che oggi, a conti fatti, è semplicemente indimenticabile. Un libro che non è solo da leggere: è da custodire, da regalare, da rileggere nei momenti in cui ci si chiede chi siamo e quanto vale la nostra storia. Grazie Ornella, per avercela donata. ❤️ Un miliardo di stelle non bastano.