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I vincoli del disinganno. Per una nuova interpretazione di Montaigne - Nicola Panichi - copertina
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I vincoli del disinganno. Per una nuova interpretazione di Montaigne
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Descrizione


La riflessione sui vincoli è il modo di Montaigne per esorcizzare lo scetticismo integrale e nichilista. È proprio questo tipo di riflessione ad attuare la conversione dello scetticismo tradizionale nella prospettiva dell'essere come discorso. Se l'uomo non ha alcuna comunicazione con l'essere, l'unico essere che possiede è l'esserci, la vita, l'esistenza, unica comunicazione con ce qui est. La sua unica 'sostanzialità' è la relation à autrui, il vincolo, la co-esistenza in quanto co-essenza, il cum-versari, lo stare insieme. Il senso della ricerca va nella direzione della conversione dello scetticismo e ne ricostruisce il mosaico. Montaigne può così riconsegnare all'uomo la sua dignità di essere vincolabile e vincolante.
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Dettagli

2004
1 maggio 2004
XXXIV-468 p.
9788822253279

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Stefano Bosio
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Il libro di Nicola Panichi si presenta come una nuova interpretazione di Montaigne, laddove in sostanza è però difficile ravvisare qualcosa di nuovo rispetto a quello che la più recente storiografia ha scritto sul bordolese. L'autrice riporta con ampia dovizia di citazioni bibliografiche le riflessioni che il filosofo francese sviluppa sulla scienza e la ragione, ma anche nei confronti dell'alterità. Nella fattispecie si intende qui riferirsi alla importanza riservata da Montaigne alla magia, ai diversi, ai cannibali. Molto meritevole anche la ricostruzione dell'immaginazione in Montaigne che si intreccia agli usi della ragione e si articola come attitudine progettuale nella vita e nella storia. La stessa immaginazione si distingue anche come competenza capace di realizzare i vincoli intersoggettivi, antidoto al nichilismo e alla presunzione di verità assoluta. Da questo libro scaturisce la posizione nient'affatto di condanna di Montaigne nei confronti della magia e della stregoneria e, in particolare, il suo giudizio sull'«affaire» Martin Guerre. La conoscenza vera ha bisogno di ragione e di immaginazione, di magia e scienza. Didatticamente ben vincolata ai testi dell'autore degli "Essais" quest'opera manca però di mettere in risalto la unitarietà della filosofia di Montaigne. Montaigne è uno dei grandi filosofi che non è professore. Un filosofo non di professione. Citiamo anche Baruch Spinoza, che faceva l'ottico ad esempio. Parlando di Montaigne si dovrebbe spiegare meglio che la filosofia del bordolese trasuda nella sua vita pratica e che la sua teoresi affonda le radici nella sua esistenza reale. Esempio di eroe filosofico contro il sapere tecnico dei filosofi di professione. Montaigne andrebbe rappresentato meglio sotto questo aspetto, cosa che ad esempio fa Michel Foucault, pur solo accennandolo, ne "Il coraggio della verità". La grandezza e la lezione della filosofia di Montaigne passa attraverso l'unitarietà e la coerenza di parola e vita.

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Nicola Panichi

insegna Storia della filosofia del Rinascimento all’Università "Carlo Bo"" di Urbino. Autore di numerose voci del "Dictionnaire Montaigne", pubblicato "Antonio Gramsci. Storia della filosofia e filosofia" (1985); "Antoine de Montchrétien. Il circolo dello Stato" (1989); "La virtù eloquente. La 'civil conversazione' nel Rinascimento" (1994), "Picta historia. Lettura di Montaigne e Nietzsche" (1995); "Plutarchus redivivus: La Boétie e i suoi interpreti" (1999; trad. francese 2008); "Michel de Montaigne. L’immaginazione" (2000); "I vincoli del disinganno. Per una nuova interpretazione di Montaigne" (2004 ; trad. francese 2008). Nel 1997 ha ricevuto il Premio Nazionale "Gentile da Fabriano" (sezione filosofica) e nel 2005 il Premio Internazionale di Saggistica...

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