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Raccontata attraverso gli occhi di una donna che vive un secolo di sconvolgimenti con passione, determinazione e senso dell'umorismo, Isabel Allende ci consegna ancora una volta una storia epica che esalta ed emoziona.
«Se non avessi dovuto migrare semplicemente non sarei scrittrice.» – Isabel Allende, intervista a LaStampa.it
«La penna di Isabel Allende è ricca, multiforme, sovraccarica di colore e dettagli: profondamente legata alla storia, nella quale cala la finzione dei suoi personaggi, "Violeta" è un romanzo appassionato, che guarda dritto al nostro oggi: siamo esseri imperfetti, inseparabili dal nostro mondo, non esistiamo senza il passato e i suoi insegnamenti, perché siamo fatti dei nostri sentieri e di tutti i nostri legami.» – Francesca Cingoli, ilLibraio.it
Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, prima femmina dopo cinque turbolenti maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l'eco della Grande guerra ancora forte e il virus dell'influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi solo per affrontarne un'altra quando la Grande depressione compromette l'elegante stile di vita urbano che Violeta aveva conosciuto fino ad allora. La sua famiglia perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età e conosce il suo primo pretendente... Violeta racconta in queste pagine la sua storia a Camilo in cui ricorda i devastanti tormenti amorosi, i tempi di povertà ma anche di ricchezza, i terribili lutti e le immense gioie. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, un paese di cui solo col tempo Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Ed è anche grazie a questa consapevolezza che avviene la sua trasformazione con l'impegno nella lotta per i diritti delle donne. Una vita eccezionalmente ricca e lunga un secolo, che si apre e si chiude con una pandemia.
COME COMINCIA
Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta del 1920, l'anno del flagello. La sera della mia nascita era saltata la corrente, come spesso succedeva durante i temporali, ed erano state accese le candele e i lumi a petrolio, sempre a portata di mano per le situazioni di emergenza. María Gracia, mia madre, sentì le contrazioni, che ormai riconosceva facilmente dopo aver già partorito cinque figli e, rassegnata all'arrivo di un altro maschio, si abbandonò al dolore aiutata dalle due sorelle che, avendola assistita in quel frangente diverse volte, riuscivano a mantenersi lucide. Il medico di famiglia lavorava senza sosta da settimane in uno degli ospedali di campagna e sembrò loro un'esagerazione farlo chiamare per una cosa banale come un parto. Nelle occasioni precedenti avevano potuto far conto sull'ausilio di una levatrice, sempre la stessa, ma la donna era stata una delle prime vittime dell'influenza e non ne conoscevano un'altra.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Evitava di parlare di se stesso, portava agli estremi la legge di Jante che dice: non credere di essere speciale o migliore degli altri e ricorda che è il chiodo più sporgente il primo a essere martellato." Isabel ci racconta 100 anni di storia attraverso gli occhi di Violeta, donna nata nel 1920 nel mezzo dell'epidemia spagnola e morta nel 2020 nel mezzo di un'altra pandemia, quella del Covid. Ma chi è davvero questa Violeta? Ebbene sì, è Francisca Llona Barros, detta “Panchita”, morta nel 2018 all’età di 98 anni e di fatto madre della scrittrice. Amori, passioni, delusioni, la sua è un'esistenza fatta di alti e bassi, vivace e mai noiosa. Il suo stile non delude di certo e al centro, come sempre protagoniste, le donne coraggiose e passionali che mantengono le redini della famiglia, esempi da ricordare e soprattutto da imitare. Insomma dà energia questo romanzo, una bella energia.
"Sono venuta al mondo un Venerdì di tempesta del 1920, l’anno del flagello. La sera della mia nascita era saltata la corrente, come spesso succedeva durante i temporali, ed erano state accese le candele e i lumi a petrolio, sempre a portata di mano per le situazioni di emergenza." Chi è Violeta? È un dono. Isabel Allende si riconferma una scrittrice straordinaria con questo racconto. Non finirò mai di esaltare la sua capacità di incatenarmi alle pagine. Dicevo, un dono che in questo libro l'autrice regala a sé stessa e coloro i quali vorranno esserne partecipi. Un delicato percorso di cura, di profonda catarsi, che Allende si impone di elaborare per lenire un vuoto attraverso la sua immensa arte. Violeta è in realtà è la trasposizione su carta della madre di Isabel; scomparsa all'età di 98 anni, Francisca Llona Barros questo è il suo vero nome, una delle donne più importanti nella vita dell'Allende che, come con "Paula", obbliga l'autrice ad elaborare la propria mancanza attraverso una narrazione. Un racconto intimo e carico di passione. Un dono, appunto, che esorcizza il dolore e che ci avvolge attraverso parole. Violeta come manifesto del potere delle donne. Una vita di contrasti, di scelte e scoperte, anche estremamente dolorose, che forgiano la donna, libera di essere ciò che desidera. Una vita intera, una giovane donna moglie ma anche amante, emancipata e radicata al tempo stesso alle sue origini. Una raccolta di testimonianze dirette, che rimangono come un lascito, un punto di riferimento per chi le leggerà, al fine di non dimenticare che l'unica cosa certa è la propria volontà. Una vita intera, quella che Violeta forse non comprenderà a pieno vivendola tutta d'un fiato, che però funge da faro per i posteri. Un libro in pieno stile Allende, che non delude le aspettative e rimane impresso nella memoria.
Ambientato in Cile,tramite lettere al nipote, Violeta racconta la sua vita perché resti la memoria dei vari eventi che ha dovuto affrontare durante la sua lunga vita , dalle malattie alle lotte alla guerra con passione,forza ed anche umorismo.
Recensioni
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