L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Quando la professoressa di matematica dimostra alla lavagna che la somma degli angoli interni di un triangolo è di 180° lo fa utilizzando un esemplare di triangolo che spesso altro non è che un oggetto materiale, abbastanza imperfetto, disegnato su qualche supporto. Dal triangolo particolare noi possiamo astrarre l’idea generale di triangolo e lavorare su di esso come se rappresentasse tutti i triangoli esistenti. Tra il concetto che desumiamo dall’esperienza percettiva e l’oggetto empirico individuale di questa esperienza si instaura una relazione categoriale di condivisione di proprietà definitorie. Così quello che dimostro sull’oggetto vale per tutti gli altri esemplari che rientrano nell’ idea ricavata da quell’oggetto. Se però nella dimostrazione utilizziamo un triangolo equilatero e operando su questo oggetto particolare concludiamo che tutti i triangoli hanno gli angoli interni uguali a 60°, allora qualcosa non è andato per il verso giusto. E, se potessero, i triangoli scaleni e isosceli si scatenerebbero subito contro i privilegi del loro cugino prossimo e si ergerebbero contro la dimostrazione, come accade in un icastico esempio di Hume. Sin dai banchi di scuola abbiamo avuto a che fare con il problema della generalità che è strettamente connesso al problema dell’astrazione. La maestra di matematica forse era arcigna e scostante, ma alla sua scienza dobbiamo se non ci siamo imbattuti nelle spinose conseguenze di un uso scorretto delle idee generali astratte. Non a caso la filosofia è impegnata a discutere la questione, a trovare una giustificazione all’uso di questi concetti e a spiegare come è possibile produrre idee generali a partire dalla percezione di oggetti singolari (problema dell’astrazione) e come è possibile che l’idea di un oggetto singolare possa rappresentare molti altri oggetti similari (problema della generalità). Mettendo in dialogo la gnoseologia filosofica e la psicologia cognitiva questo saggio speculativo e teoretico mostra come la conoscenza non consista solo in una via ascendente che parte dal sensibile, spoglia gli oggetti delle loro caratteristiche individuanti e termina la sua attività generando idee rarefatte e indeterminate. La conoscenza è frutto di un continuo scambio tra concreto e astratto, particolare e generale, empirico e intellegibile. È questa la vita delle idee.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore