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Anno edizione: 2020
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Tornerà utile la biografia di Ivan Illich non solo agli interessati alla storia personale del sociologo e antropologo austriaco, dal pensiero difficilmente classificabile, ma anche a chi intende ricostruire l'origine di idee che dagli anni sessanta del novecento hanno portato a declinare una critica radicale delle istituzioni moderne, che ancora anima le riflessioni sui temi della decrescita, della sostenibilità e della nonviolenza. Dopo Jacques Ellul, prima di Serge Latouche, le opere di Illich come Descolarizzare la società (1971), La convivialità (1973), Energia ed equità (1974), Nemesi medica (1975), Per una storia dei bisogni (1977), Il genere e il sesso (1982) testimoniarono in modo corrosivo le storture della modernità. Il loro contenuto, però, se non correlato con eventi come la contestazione del 1968, gli sviluppi del Concilio Vaticano II, il fiorire della Teologia della liberazione, e con le reti di amicizie che Illich seppe tessere in Sud America ed Europa, può apparire slegato da ogni riferimento: una forma di pensiero affascinante ma isolata, unica. Non a caso obiettivo di Martina Kaller-Dietrich, docente di Storia moderna all'Università di Vienna, è stato facilitare l'accesso a un autore che unendo fortemente pratica e teoria va letto conoscendo almeno le tappe principali della sua vita. L'infanzia a Vienna, la fuga dal nazismo, gli studi in Vaticano, il sacerdozio, la fondazione a Cuernavaca (Messico) del Centro interculturale di documentazione per la formazione dei missionari in Sud America, il ritorno allo stato laico nel 1969 dopo l'interdizione papale del Centro di Cuernavaca, la permanenza in Messico fino al 1976, sono ricostruite dall'autrice attraverso interviste con amici e coetanei di Illich, corredate da una vasta bibliografia tratta dalla documentazione conservata a Vienna presso l'Istituto austriaco dell'America Latina. L'opera di Illich è stata definita come un grande necrologio per quel mondo di culture non industriali che sta sparendo .
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