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L'importanza del breve ciclo Vita di Maria all'interno dell'opera di Rilke è messa in luce nell'ampia introduzione di Mario Specchio alla nuova edizione italiana ed è riconducibile prima di tutto alla coincidenza della sua composizione con la genesi delle Elegie duinesi. Le quindici liriche della raccolta furono infatti composte a Duino nell'inverno del 1912 e documentano l'avvio di quella fase di trasformazione radicale del linguaggio poetico rilkiano che troverà espressione compiuta solo dopo un tormentato decennio di ricerca. Sarà lo stesso Rilke, con il giudizio perplesso e a volte particolarmente severo che proprio nel periodo conclusivo di questo percorso, tra il 1922 e il 1924, rivolgerà alle liriche della Vita di Maria, a sottolineare, insieme al loro carattere occasionale e marginale, anche il loro stretto legame con la massima espressione della propria poesia. Composte in rapida successione, le liriche del ciclo del 1912 sostituiscono interamente alcuni testi rilkiani risalenti agli anni che accompagnano la svolta del secolo, in possesso dell'amico pittore Heinrich Vogeler, che proponeva di riprendere il vecchio progetto della loro pubblicazione insieme a suoi disegni sulla vita di Maria. La sostituzione dei vecchi testi sancisce il riconoscimento di una lontananza irrecuperabile dagli anni della loro composizione e nel contempo testimonia l'apertura a una dimensione ulteriore, che, come ricorderà Rilke dieci anni dopo, era già presagita in "quell'inverno memorabile, in quella solitudine animata solo dalle passioni dello spazio cosmico". La lettura di Mario Specchio riconosce alla raccolta un particolare significato rivelatore di questo passaggio fondamentale della poesia rilkiana, del tempo in cui la possibilità dell'"incontro supremo", l'idea di una resurrezione, si annunciano per l'ultima volta. Chiara Sandrin
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