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La vita fiorentina nel Seicento secondo memorie sincrone (1644-1670). (rist. anast. 1906) - Gaetano Imbert - copertina
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2003
1 gennaio 2003
308 p., ill. , Brossura
9788871667881

La recensione di IBS

Prefazione dell'autore

Forse non dispiacerà al lettore, che gli scrittori un tempo solevano chiamare costantemente benevolo, il conoscere come mi venne l'idea di comporre questo libro.
A Firenze, dove già vissi studente, e ho fatto di poi lunghe dimore, esaminavo, parecchi anni or sono, il carteggio inedito del Redi, che è, come il Chaos d' Ovidio, rudis indigestaque moles; e fin dal principio mi venne vaghezza, per giudicare meglio l'autore del celebre Ditirambo, di conoscere bene i suoi tempi. Le molte ricerche, che mi accadde di fare, mi appassionarono e allontanarono tanto dal mio argomento, che finii col lasciarlo, mio malgrado, da parte, e tutto mi trasferii, con l'immaginazione, in una città ora in parte scomparsa, e tra una gente da più di due secoli discesa nel sepolcro. Tenendo davanti a me un grosso inserto polveroso, o un diario, leggendo un Voyage en Italie del Seicento, osservando una stampa o un quadro rappresentante Firenze Medicea, o costumi del tempo; io dimenticavo i tranvai, che allora erano a cavalli, e gli abiti a coda di rondine, e vivevo in ispirito co' cavalieri, tutti incipriati e in parrucca, e con le dame in parrucchino, mi vedevo d'intorno una folla di servitori con isfarzose livree e di uomini neri, cioè di braccieri vestiti di nero. Tali visioni di erudito dilettante vorrei, se sapessi, ritrarre in queste pagine, e rendere gli aspetti principali della Firenze del Seicento. Ho detto principali; ché la vita di un popolo è cosi molteplice e varia, che riesce ben difficile il descriverla in ogni sua parte. Io mi propongo di abbozzare un quadro, che altri forse un giorno colorirà e finirà meglio di me, e di delinearvi la società fiorentina del secolo XVII, e principalmente quella de' tempi di Ferdinando II, il cui principato non fu del tutto privo di splendore.Questo libro è adunque un saggio nello stretto senso della parola. La vastità e difficoltà del soggetto varranno, spero, a render più mite il giudizio del pubblico sull'opera mia; la quale, se troverà favorevole accoglienza, in una seconda edizione sarà corretta de' difetti, che mi siano cortesemente additati, e forse accresciuta.
Delle fonti da cui ho attinto farò cenno nel capitolo primo; qui non voglio tacere, che ho creduto utile relegare in appendice le note bibliografiche, le quali solo a pochi possono importare. Mi è sembrato anche opportuno riprodurre tre piante di Firenze del secolo XVII e alcune pregevoli incisioni in rame pure contemporanee, la maggior parte rappresentanti feste e spettacoli d'allora.
Prima di far punto, a' miei buoni amici di Firenze, che scorreranno queste pagine, invio di lontano un saluto pieno di dolci ricordi.Gaetano Imbert, Catania, ottobre 1905.

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