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Le storie dei personaggi, immaginati nel libro al tempo della diffusione del Covid, offrono al lettore spunti di riflessione non banali. Quando il gesto del dono è veramente autentico? Del resto non è forse vero che donare induce a sentirsi importanti o riconosciuti? Ancora più difficile è donarsi agli altri perché l'azione richiede profonde motivazioni, sentimenti consolidati, assenza di pregiudizi, capacità di condivisione, senso di responsabilità e tanto altro ancora che l'autrice ci comunica attraverso la narrazione degli avvenimenti che si svolgono nel condominio Kubla Khan. "Una vita in prestito" è un libro da leggere perché stimola uno sguardo su noi stessi.
Le parole hanno il potere di creare la realtà, di dissolverla, ricostruirla, modificarla. In “Una vita in prestito” di Barbara Avanzini, il linguaggio sembra proprio farsi carico di questa straordinaria facoltà: creare il gigantesco palazzo di Kubla Khan, sul gioco delle parole che è il potente mezzo della fantasia. Grande potere in mano agli uomini, ANZI, alle donne, che abitano il “condominio al femminile” del romanzo, di cui l’unico componente maschile è Bernardo. In questa sede, la residenza dell’imperatore mongolo di Coleridge, da dimora del piacere di per sè, si converte in luogo sospeso, giocoso, cornice appartata che ospita, come già in Boccaccio, giovani vite che sfuggono alla trasmissione dell’epidemia. Il piacere viene ricercato entro le mura domestiche, necessaria protezione da una società malata, prima che di virus, di fretta e di lavoro. Il piacere è prendersi cura di qualcosa, soprattutto di qualcuno, la realizzazione del sogno di Bianca: l’asilo in casa. Le pareti della casa si rivelano leggere, quasi inconsistenti, come i fidanzatini di Peynet, come il gioco del linguaggio che apre alla sorpresa delle combinazioni..ginocchio, crocicchio, cocchio, finocchio. Non sono gabbia dorata, ma ricerca di intimità, creatività, relazione, in un momento in cui “contatto” è parola complicata, significato da ricercare e ricostruire, tanto prezioso quanto più desiderato. Tra i tanti temi che affollano il romanzo, sicuramente centrale - anche fisicamente, nel testo - è la fuga eroica e fruttuosa di Enea da Troia, che porta sulle spalle il vecchio padre, seguito dal figlioletto. Linea di continuità tra generazioni, senso di responsabilità, coraggio nel ricercare sponde ignote. Si accosta al viaggio iniziatico nella balena di Giona, a Pinocchio e Geppetto all’interno del pescecane, oggetto del sogno del piccolo Gilberto. Il quale, al termine del romanzo, potrà riabbracciare la mamma, inghiottita e restituita, dopo la degenza in ospedale, a vita e affetti
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