L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Prezzo minimo ultimi 30 giorni: 39,07 €
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Tutti i formati ed edizioni
Se si considerano le resistenze con le quali in Italia la storiografia ufficiale e i mezzi di informazione hanno accettato di misurarsi con la realtà dell’antisemitismo nostrano, non deve stupire il tono indulgente e distratto che nei nostri ambienti intellettuali accompagna di solito le allusioni al passato nazista diBayreuth o al ruolo ideologico della concezione wagneriana del teatro.Mentre inGermania l’endemica lotofagia non ha impedito che la coscienza collettiva registrasse anche nel secondo dopoguerra l’immagine di una Bayreuth quale luogo di raccolta di impulsi politicamente conservatori, in Italia la contrapposizione tra wagneriani e antiwagneriani è sempre stata una questione di melomani e in modo del tutto pacifico è stato accolto il principio che nel1951 aveva ispirato la rinascita della Nuova Bayreuth: nell’officina dei fratelli Wieland e Wolfgang (gestita a partire dal 1966 dal solo Wolfgang) "si fa solo arte". Ma non è affatto scontata la possibilità di separare il contenuto umano-universale dell’arte di Wagner dalle sue implicazioni più strettamente ideologiche, siano esse quelle che indirettamente le attribuiscono gli scritti antisemiti del compositore stesso o quelle che le provengono dall’appropriazione postuma fattane dal nazionalsocialismo.La questione è duplice: da un lato ci si interroga sul valore potenzialmente universale di un messaggio artistico, dall’altro sulla trasparenza di una politica culturale che continua a irradiarsi a partire da un luogo simbolico. Credo che non vi sia un modo di accostarsi a queste domande più istruttivo di quello che procede dall’antitesi istituita da questi due libri.Sono le autobiografie di due discendenti diretti di Richard Wagner, rispettivamente il nipote e il pronipote del compositore.La relazione che lega i due autori è quella padre/figlio.Wolfgang è da quasi cinquant’anni il direttore artistico delFestival di Bayreuth,Gottfried lotta da molto tempo per realizzare il proprio cammino di emancipazione dalla realtà familiare, affermando il proprio modo di interrogarne la storia. In termini generali l’antitesi può essere espressa così: se tutte le argomentazioni del padre muovono da preoccupazioni di ordine estetico e tornano costantemente al valore universale del teatro wagneriano e all’esigenza di una integrazione di Bayreuth nel quadro della cultura mondiale (secondo una prospettiva che non può rinunciare a sostenere la sostanziale attualità del legato wagneriano), la diagnosi del figlio si colloca piuttosto in un contesto che possiamo definire etico e che presuppone la decisiva messa in questione dell’universo Wagner "dopo Auschwitz", nonché la radicale apertura all’orizzonte della memoria. La critica di Gottfried nei confronti dell’ambiente bayreuthiano si è acuita negli anni.I criteri di selezione del personale e di composizione dei team di regia, cui Wolfgang dedica alcune delle pagine più interessanti della sua autobiografia, sono stati ripetutamente denunciati come indizi di una gestione finalizzata alla conservazione del potere personale, mentre la cosiddetta "democratizzazione" del Festival, che Wieland e Wolfgang intesero attuare per liberare l’opera del nonno dai travisamenti e dalle conseguenze della partecipazione megalomane e corruttrice del Terzo Reich, è stata analizzata quale espressione di mero opportunismo politico, tentativo di rimozione del passato, filosemitismo strategico.L’antitesi tra le due prospettive si rivela in modo particolarmente nitido là dove alle dichiarazioni del padre circa il carattere immanente della funzione estetica, e dunque circa l’arbitrio insito in ogni interpretazione pseudoreligiosa diBayreuth quale luogo di culto ed espressione di tendenze settarie,Gottfried risponde mostrando la parentela tra l’idea romantico-religiosa di salvezza sostenuta da Wagner e la tradizione teologica dell’antisemitismo cristiano.Se tanto nel lavoro di allestimento dei drammi, quanto nella ricostruzione teorica Wolfgang ha indicato nell’utopia democratica il nucleo più autentico della visione wagneriana, Gottfried ha accentuato con gli anni, anche sulla scorta degli studi di Hartmut Zelinsky e di altri autori contemporanei, l’idea di una sostanziale corresponsabilità di Wagner nei confronti del nazismo. Mi sembra difficile assumere una posizione univoca.Molti di noi non credono di poter rinunciare all’idea che l’arte di Richard Wagner racchiuda un nucleo suscettibile di sempre nuove interpretazioni e attualizzazioni, né sono disposti a sottovalutare l’originaria portata rivoluzionaria della concezione drammaturgica e musicale a essa sottesa.Il percorso diGottfried Wagner ci è nondimeno vicino.Il suo progressivo allontanamento dalla Collina del Festival, oltre che una rinuncia ad assumere la guida dell’impresa di famiglia come rappresentante della quarta generazione wagneriana, è anche il segno tangibile di un dissidio interiore, di un distacco cosciente dall’ambiente dell’infanzia e da un padre al quale egli rimprovera l’incapacità di una vera critica nei confronti del proprio passato.È la storia di una personale elaborazione del lutto, di un tentativo di ricostruire, attraverso una multiforme attività quale regista lirico, giornalista, conferenziere, una possibile dimensione di vita nel confronto con un destino che gli appare pesantissimo.Ma una tale elaborazione vuole anzitutto fare i conti con la storia.È quindi significativo che questo itinerario, iniziato con l’approfondimento di autori come Weill e Brecht e svoltosi sotto il segno di un dialogo via via più intenso con i rappresentanti della cultura ebraica, abbia trovato infine nel viaggio in Israele e nella successiva visita ad Auschwitz il proprio ideale compimento. Vengono in ogni caso rafforzati tutti gli interrogativi di fondo sul futuro di un’istituzione culturale che versa in una crisi ormai ventennale.Una crisi che non coinvolge soltanto la carenza di grandi interpreti, ma rivela anche l’incertezza di una conduzione che da troppi anni attende l’apporto di idee autenticamente innovative.Certo, da molto tempo sappiamo che il Wagner che si fa a Bayreuth non ha alcun titolo per essere considerato a priori il migliore.Ma forse nel prossimo secolo non si eseguirà più Wagner come lo si è eseguito fino a oggi e ci si dovrà abituare a considerare come cosa del passato la singolare consuetudine di un teatro nel quale da più di centoventi anni si rappresentano opere di un solo autore.Da che cosa si potrà ripartire?Resta certamente il teatro stesso, la sua irripetibile trasparenza sonora, la conformazione delle gradinate secondo il modello del teatro greco di Siracusa, l’orchestra invisibile e tutte le altre qualità che fanno del Festspielhaus una realtà assolutamente unica.Si tratta di quelle caratteristiche che alcuni anni fa Paolo Isotta definiva "la parte inalienabile del patrimonio" bayreuthiano, quella parte nella quale "la volontà di Wagner s’è tradotta in pietra, mattone, legno".L’altra parte, quella cioè costituita dai fattori d’atmosfera e di tradizione depositati in questo luogo, è oggi per molte ragioni irrecuperabile.
Wagner, Wolfgang, Una vita per Bayreuth, Aer, 1998
Wagner, Gottfried, Il crepuscolo dei Wagner, Il Saggiatore, 1998
recensioni di Cresto-Dina, P. L'Indice del 1999, n. 01
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da IBS, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare productsafetyibs@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore