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“Tutto, fuori, puzza!”, dal sistema dei partiti a guida democristiana, clientelare e corrotto, a quello radio-televisivo. La “Voce della Fogna” (1974-83), rivista neofascista animata da giovani contrari all’eversione e al fascismo “in doppiopetto”, espresse una reazione psicologica allo slogan “Fascisti carogne tornate nelle fogne!”, cioè all’odio e all’intolleranza riservati a coloro che ostacolavano l’”imminente” rivoluzione comunista, perdendo il diritto alla parola nelle piazze e nelle Università. Satirica, irriverente, viscerale ma profonda, si pose due obiettivi: svecchiare il MSI e attribuire un’identità ad una comunità che, altrimenti, correva il rischio di dissolversi. Aperti a tematiche inedite per quel mondo (dal cinema alla letteratura, dalle nuove tendenze musicali al genere fantasy, dalla storia all’ecologia, dalla condizione femminile al turismo e all’alimentazione alternativi), i suoi redattori costituirono parte attiva del fermento culturale che, anche attraverso il dialogo con intellettuali di sinistra, pose le fondamenta della nuova destra italiana, che si caratterizzò per l’elaborazione di nuove sintesi lontane da categorie, come quella di destra e sinistra, destinate a scomparire. Il rinnovamento passava attraverso un cambio di mentalità frutto del radicamento di una nuova antropologia che ridefinisse le forme del politico; non privi di contenuti sociali, i nuovi progetti attirarono l’attenzione dei mass-media, in un contesto reso ostico da avversari che osteggiarono pregiudizialmente - più da destra - aperture e dibattiti “scandalosi”, incorrendo non di rado in fraintendimenti. La denuncia dei difetti dei quadri dirigenti del partito, demagoghi e trasformisti privi di strategia, prigionieri di tic e rituali fuori dal tempo, fu pagata a caro prezzo, ma non impedì alla rivista di interpretare le aspirazioni e le inquietudini esistenziali che attraversavano, in realtà, un universo giovanile molto più ampio di quello dell’underground missino.
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